Renzi deciderà cosa fare da grande?
Cosa farà da grande Matteo Renzi? Continuerà a incombere sul Pd come una spada di Damocle dalla lama senza filo o uscirà una volta per tutte allo scoperto dopo il mezzo passo avanti dell’annuncio di essersi svestito del ruolo (ormai logoro, mediaticamente) di rottamatore? Aspirante premier, segretario del Pd se la spunterà sulla vecchia guardia, “guastatore” in attesa di tempi migliori per attuare la sua personale rivoluzione blairiana? La domanda è lecita visto che a Repubblica il sindaco fiorentino ha detto: “Il rischio che mi candidi alla segreteria del Pd c’è. Insisto: non è una priorità. Ma ci sto riflettendo”.
Già, ci sta riflettendo ma per ora fa come quelli che stan sospesi. .. Infatti dice che lui non intende finire “nella palude democristiana, fatta di immobilismo e sospetti, di accuse e ritrattazioni”. Frase che la dice lunga sul clima che si respira nel partito democrat, abituato da anni alle faide interne e alle guerre dei lunghi coltelli. E aggiunge ancora: “Mi chiamano in ballo su tutto, anche quando mi defilo, anche quando garantisco lealtà. Allora tanto vale…”. Per ora sia all’annuncio che ha sapore di una “minaccia” per molti piddini, ma la “minaccia” resta tale, a pié fermo…
E dalle pagine della Stampa puntualizza: “Io non tramo, ma non tremo. E visto che di qualunque cosa parlo mi sparano addosso, allora chiedo: se vogliono farmi la guerra loro, me lo dicano. Così mi regolo”. Messaggio: occhio, amici e compagni, se insiste nel mettermi nel mirino scendo in campo davvero e allora… Dal che si evince che il tiro al bersaglio a Renzi non piace e lui nella veste del barattolo al gioco delle tre palle al luna park proprio non ci si vede. Casomai va bene ma a parti invertite: lui è la palla e “loro”, gli avversari interni sono il barattolo. La smettano, quelli della sinistra interna e i no-Renzi a vario titolo di “rompere”. Poi quando incalza il governo Letta le fibrillazioni nel Pd aumentano se Matteo dice: “A proposito delle cose da realizzare, io credo che il punto centrale sia: per cambiare questo Paese basta il cacciavite o ci vuole la ruspa? Enrico pensa che un cacciavite sia sufficiente, io credo che occorra fare di più”. Alla fine tirerà aria di accordo fra i due? O magari a renzi il Pd così com’è starà stretto e allora addio piddì…?
Situazione fluida, carica di ambiguità e che potrebbe di nuovo implodere apertamente, insomma. La balena bianco-rossa non ha ancora metabolizzato il dopo Bersani e le larghe intese con il Pdl che hanno portato il piddino “bianco” Enrico Letta nel ruolo di premier. Con Guglielmo Epifani, il segretario pro-tempore di questi mala tempora che cerca di tenere insieme i cocci e a Renzi fa sapere che sì, potrebbe essere un buon segretario anche se per ora ha fatto altro, ma è popolare, spendibile… ma tocca a lui decidere se candidarsi, in fondo lui è uomo di “grande intelligenza”…
La verità è che l’uffico complicazioni del Pd è al lavoro e fa pure gli straordinari perché la campagna “elettorale” per la segreteria che significa in soldoni nuova maggioranza, nuovi equilibri e linea politica, è in corso ed è dura, costellata di polemiche e imboscate nella migliore delle tradizioni da Occhetto in avanti. Renzi di traverso a Enrico Letta, Renzi a cena da Briatore (peccato mortale per il mondo vasto della sinistra bacchettona e sedicente moralista), Renzi che aspira solo e unicamente alla premiership mentre il partitone si divide sul cavallo di battaglia di Berlusconi: presidenzialismo o semipresidenzialismo sì – no con molti convertiti usciti all’improvviso allo scoperto. Renzi dice: prima legge lettorale, ad esempio, come quelle dei sindaci. E visto che ci siamo, dopo aver proclamato di voler prendere i voti dei delusi del centrodestra, ora si sposta sul fronte M5S: dobbiamo prendere i voti dei delusi da Grillo…
Lo scontro tra i riformisti e i conservatori dei poteri di veto su qualunque cosa che sognano il rassemblement largo di questo tipo di sinistra del no che sulla capacità d’interdizione ha fondato e fonda la propria sopravvivenza politica e va da Rodotà a Barca a Civati, Vendola per arrivare alla Fiom e agli ex arancioni politicamente defunti come il buon Ingroia, Di Pietro e i mitici “movimenti” pronti a uscire allo scoperto a comando quando serve.
Forse è per questo che Renzi dovrebbe decidere cosa vuol fare da grande. Pare che voglia correre per la segreteria perché, dice, ha verificato che non è incompatibile con la carica di sindaco e intanto dialoga con Letta… anche se pare non gli dispensi carezze politiche e comunque marca “vicinanza” critica. Vedremo se si decide, tirarla troppo in lungo con esercizi di pericolosi di equilibrismo, tatticismo, svolte e giravolte potrebbe costare caro e i suoi non insistano a parlare di “sovraesposizione mediatica” che danneggia Matteo. Perché la popolarità non dipende da quante volte si va in televisione, ma da quello che si dice e da quello che si fa. Dopotutto è sempre valida la lezione di Gilulio Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha…
Stiamo attenti al pifferaio magico di Alessandro Sallusti