Matteo, l’uomo che sussurra ai dinosauri…
Piccona oggi, piccona domani non è che Matteo Renzi finirà con l’ereditare le macerie del Pd invece del partito intero e unito, indispensabile per la sua scalata alla premiership? Il rischio c’è ed è forte e lo si capisce bene non solo da quello che dice il giovane turco Matteo Orfini: “Credo che Renzi immagini un partito come strumento al servizio di un leader, un partito-cartello elettorale a disposizione di un leader che punta a qualcos’altro, in questo caso la guida del Paese”.
E qualche giorno fa anche Bersani ha lanciato un avvertimento, parlando dell’area forte del partito, ovvero quella ex Pci-Psd,Ds: “Noi saremo ridotti a diventare una componente del Ps, noi siamo il Pd…”. Messaggio chiaro e forte rivolto agli ex “amici” ex Dc, ed ex Popolari che sono saltati sul carro di Renzi (per Franceschini ora il rottamatore all’improvvico è diventato “Matteo”, per chi non l’avesse notato e anche altri del Pd hanno fatto il salto della quaglia), ai renziani di stretta osservanza e a chi sta alzando le barricate contro la scalata del parito, l’Opa lanciata per prendere tutto dal “ragazzotto”.
Pure Massimo D’Alema ha detto la sua: “Penso che Renzi sia la persona giusta per guidare il centro-sinistra ma non per fare il segretario del Partito. Qui si tratta di governare l’Italia, non solo di vincere le elezioni… è probabile che Renzi vinca il congresso, ma non credo ci sarà il plebiscito. Noi correremo rischio di avere un ottimo candidato per le elezioni, che deve fare il segretario di partito. E, se il governo dura, con al governo un eccellente leader del nostro partito, come Letta, ci sarà il rischio che, ogni volta che Renzi dirà qualcosa, i giornali diranno che lo farà contro il premier”. (guarda il video)
Parole a loro modo profetiche, quelle dell’ex Leader Maximo se si pensa all’ennesima “battutaccia” contro il governo e contro Enrico Letta pronunciata da Matteo nel salotto di Vespa, Porta a Porta: “Capisco che Letta si preoccupi della seggiola, ma bisogna pensare a quel che serve al Paese. Questa cosa del governo che deve durare è un tic andreottiano”.
Inevitabile che qualcuno, nel partito, rispondesse per le rime come ha fatto Stefano Fassina che peraltro fa parte del governo: “Le parole di Renzi su Enrico Letta sono molto preoccupanti, anche perché non è la prima volta che vengono pronunciate. È grave che chi si candita a guidare il Partito Democratico affermi che chi rappresenta il suo partito nel governo lo faccia perché si preoccupa della seggiola. Si possono ovviamente fare le critiche più severe sull’attività del governo Letta e sui risultati raggiunti, ma è inaccettabile attaccare sul piano morale chi sta al governo per lucrare consenso al congresso del Pd (ma quando si farà e con che regole?). Indica, inoltre, inconsapevolezza della fase che attraversa l’Italia o irresponsabilità politica. Il nuovo che avanza ha i segni della politica piccola piccola, buona per l’intrattenimento mediatico non per affrontare le sfide del Paese”.
Renzi se l’è presa more solito anche con Bersani e contro i suoi agguerriti avversari interni: “Bersani è riuscito quasi a dimezzare gli iscritti, si sono persi 3,5 mln di voti e ci è toccato di perdere le elezioni. Poi mi spiegate la differenza tra non vincere e perdere”. Insomma, nel Pd il gioco si sta facendo davvero duro, come avevo a suo tempo sottolineato dedicando un mio post sul blog proprio all’ autunno caldo dl Pd e uno successivo al dualismo (inevitabile) fra Renzi e Letta.
L’uomo che sussurra ai dinosauri del partito (da Fassino a Bassolino, Beppe Fioroni, Dario Franceschini fino a Enzo Bianco e all’immancabile Walter Veltroni) e annuncia di voler rottamare (a parole) le correnti mentre ne capeggia una sempre più agguerrita e ricca di nuovi alleati che prima militavano “contro” ed erano (sempre a parole) destinati alla rottamazione, continua a muoversi a passo di carica e colpi di annunci mediatici che si sono fermati sono durante la breve pausa vacanziera con tanto di bandana…
Matteo Renzi, con una sicumera forse un pò troppo accentuata, tira dritto a colpi fra slogan e virate cerchiobottiste (con venature giustizialiste davvero inedite per l’uomo che ha sempre detto di voler battere il Cav nelle urne e non per via giudiziaria) per accattivarsi militanti ed elettori grillini e del centrodestra, ma forse vende la pelle dell’orso prima di averlo preso.
La domanda se sopravvivrà il Pd all’effetto R resta d’attualità perché bisogna vedere che cosa resterà nella rete a strascico renziana se riuscirà a conquistare il partito, o meglio che cosa conquisterà del partito. Non è una sfida semplice la sua anche perché c’è un’incognita aggiuntiva della quale poco si parla: ovvero che cosa farà Enrico Letta che ha incassato un patrimonio non trascurabile di credibilità e autorevolezza e non accetterà di essere continuamente sbertucciato da Renzi. Candidarsi alla guida del partito per guidare poi il Paese con una situazione politica in divenire perché legata alle vicende di Berlusconi, al ritorno di Forza Italia, al fatto che per ora sulla legge elettorale da riscrivere non si vedono novità, al futuro del governo Letta con il presidente Napolitano contrario all’apertura di una crisi, richiede qualcosa di più di slogan e battute a effetto.
Buone, per ora fra troppe ambiguità, per la pancia del partito (rastrellare consensi e reclutare nuovi sostenitori fra gli avversari interni, non importa se “vecchi” o membri dell’Apparato, fra gli amministratori o financo del partito di Repubblica) per occupare la “seggiola” democratica. Mosse necessarie fatte con un restyling più da “compagno” che da innovatore liberal di stampo blayriano prima di tentare il “grande balzo” verso l’altra seggiola, quella da premier. L’autunno della resa dei conti nel Pd sarà davvero caldissimo tra fratelli coltelli. Resta da capire se l’orso si farà davvero prendere e si aprirà una fase post-democrat con il partito al servizio di Matteo, proiettato verso un luminoso e progressivo futuro riformista. Voi che cosa ne pensate?
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