La stagione dei tassi alti sui titoli di Stato è riassunta da un quadretto che non riesco bene a datare ma dovrebbe suppergiù essere di poco successivo alla nascita di LombardReport.com.

Diciamo che fosse genericamente a metà degli anni ’90 e io allora andavo quasi ogni giorno a Milano ed ero solito fermarmi a pranzo al Circolo Ufficiali.

Si mangiava bene, e anche se l’aria era quella della smobilitazione dell’esercito di leva (ed infatti di lì a poco sarebbe finito l’esercito dei coscritti), il garbo consumato degli inservienti civili, un prezzo ridicolo e un mobilio ottocentesco d’altri tempi facevano in modo che il il posto valesse la pena di essere frequentato.

Se non altro perché era possibile alle bisogna indulgere nella pennichella posprandiale nel buio della sala TV tra vecchi colonnelli in pensione assopiti davanti al teleschermo.

Questo era il plus per chi come me dopo una faticosa levataccia mattutina a Modena correva tutto il giorno roteando da un appuntamento all’altro a Milano.

Ricordo che con un occhio aperto ed uno chiuso assistetti ad un teatrino tra due colonnelli in pensione sui tassi dei bot.

La discussione era degna di un film di Rossellini: i due si provocavano a vicenda gareggiando a chi guadagnava di più risparmiando sulle commissioni, sui bolli, a che tasso di assegnazione, e blaterando su metodi infallibili per comprare i titoli in scadenza guadagnando un extra rendimento.

Insomma, altro che guerrieri in pensione, questi erano trader incalliti ante litteram sulle obbligazioni, talmente competenti da non credere che avessero passato la loro vita in una caserma piuttosto che in una sala di trading.

E ricordo ancora la frase di uno di loro: “che vuole che le dica colonnello, io ho il figlio appena laureato che cerca lavoro ma io gli ripeto sempre che non deve angustiarsi, con questi tassi non serve lavorare, basta che aspetti che io muoia e poi continua lui ad investire in titoli di stato ed ha da camparci una vita”.

Questa frase vi dà il feeling dei pensieri di un piccolo investitore in titoli di Stato che si era talmente assuefatto ai guadagni lauti di quel tempo che considerava “sconsiderato” il cercare da lavorare perché in ogni caso in eterno il figlio avrebbe potuto portare a casa il companatico con i BTP e i CCT della liquidazione del padre.

Già, gli alti tassi, poi l’unione monetaria e la convergenza dei tassi e i rendimenti stellari dei BTP, e poi ancora la crisi del 2008 e di nuovo la grande manna dei titoli di stato che hanno raggiunto quotazioni vertiginose. Dolcissimi ricordi.

Se dobbiamo dirci la verità le oscillazioni dei tassi di interesse negli ultimi 20 anni hanno fatto forse più milionari che tra gli obbligazionisti che tra gli azionisti.

A volte francamente i soldi sono stati regalati e sono stati regalati davvero a tanti investitori.

E’ quindi scontato che quando parli di fine del QE si diffonde il panico.

Cosa fare ?

Fine di una epoca di rendimenti striminziti e inizio della fine per il debito pubblico ?

Oppure altra stagione dagli alti tassi che arricchiranno gli ha liquidità da investire ?

In altre parole: siamo davanti ad una opportunità o siamo davanti alla piaga del secolo ?

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