Fonte: La Nazione

Fonte: La Nazione


 

 

 

Stiamo ancora vivendo in uno stato di diritto? Ecco la primissima domanda che accompagna il mio caffè, stamattina.

Ciò che è accaduto a Firenze, lunedì 5 mattina:  l’omicidio a sangue freddo dell’ambulante senegalese  Idy Dienec e l’evoluzione del caso di cronaca in un caso di razzismo,  me lo fanno domandare.

“Idy Dienec è scelto  in modalità random da un italico squilibrato ed aspirante suicida Roberto Pirrone,  a cui poi è balenata l’idea malsana di finire nelle patrie galere per farsi mantenere dallo stato”.

Queste parole non le ho pronunciate io,  ma sono la sintesi a cui gli inquirenti sono arrivati finora.

Penso fra me  che nessuna persona sana di mente gioirebbe per una morte così assurda: l’essere scelto come vittima sacrificale con lo scopo di soddisfare un conto sospeso con il mondo. Pazzesco. Idy Dienec  pendolare da Pontedera arrivava ogni giorno a Firenze per tornare con qualche euro a casa, vendendo cianfrusaglie per strada, non faceva nulla di male.

Il destino crudele ha voluto che, sulla propria strada  abbia incrociato proprio lui, il Pirrone,  uno che la luna l’aveva inesorabilmente storta e che cercava di uccidere qualcuno per raddrizzarla. Una follia tutta sua.

Quello di Idy non è stato un delitto a sfondo razzista, bensì un cruento assassinio dettato dal caso.

Avrebbe potuto esserci qualunque persona al posto dell’ambulante; ieri  mi è tornato in mente il serial killer Donato Bilancia, l’assassino dei treni, lo psicopatico che uccideva le donne che riteneva immeritevoli di stare al mondo, seguendo unicamente  il suo istinto malato; idem per il caso di Kabobo il ghanese  che girò nel 2013  per Milano con piccone in mano falciando teste e schiene a caso, alle cinque del mattino.

Egli uccise tutte persone bianche: si parlò quindi di omicidi a sfondo razziale? No, si parlò di follia.

Questi crimini efferati del caso esistono e sono partoriti in modo estemporaneo da menti lucide ma perverse, bisogna accettarlo senza tirare in ballo il razzismo.

Qui il razzismo, la bestia nera del politically correct non c’entra nulla.

Roberto Pirrone non è vicino a nessun ambiente destrorso, non è fan di Salvini (come ha gridato ai quattro venti, Pape Diaw)  non ha bandiere con svastiche in casa, fermi tutti.

Anzi, è un nostalgico dell’U.R.S.S, uno sfegatato appassionato di cimeli storici e nostalgici dell’epoca di Lenin e Stalin, dell’armata rossa.

Il caso sarebbe chiuso, il succo dell’antirazzismo e dell’antifascismo sufficientemente spremuti ed esauriti, invece no, non è ancora finita.

Accade che il portavoce degli immigrati senegalesi, tal Pape Diaw, scenda in piazza ed infiammi ulteriormente gli animi esagitati e sconcertati dall’omicidio.

Premetto che lo sarei stata anche io, nel loro caso: preoccupata e confusa per l’omicidio di un mio connazionale con quelle modalità, ma a differenza di Pape Diaw non avrei minacciato una “guerra”senza frontiere  contro i bianchi colpevoli (poracci) della follia di un singolo.

Qualcosa evidentemente ha sconfinato oltre il limen razionale della manifestazione in ricordo di Idy visto che il centro città di Firenze, culla del rinascimento, è stata presa d’assalto ed è stata inscenata una manifestazione che nulla aveva di composto e dignitoso.

Si sono registrati atti vandalici ovunque in centro città: fioriere rotte, spaccate a calci, divelte, buttate a terra; cartelli stradali sradicati, l’arredo urbano distrutto.

Anche il povero Nardella, nel tentativo di condannare simili atti vandalici contro la città ed esprimendo il suo cordoglio,  a suon di “twitt”:

«Stamani è successo un fatto molto grave. L’omicidio su ponte Vespucci di Idy Dienec per mano di uno squilibrato, ora agli arresti, ha colpito tutta la città. La Procura ha chiarito che non si tratta di un gesto a sfondo razzista. Comprendiamo il dolore dei familiari e della comunità senegalese, ma la protesta violenta di questa sera nel centro della città è assolutamente inaccettabile. E sia chiaro che i violenti, di qualsiasi provenienza, non meritano giustificazioni. Vanno affidati alle forze dellordine e alla legge» ,  per tutta risposta è stato accolto con spinte, minacce e sputi dai manifestanti senegalesi supportati da chi il sangue lo vuole veder scorrere a iosa: gli antagonisti dei centri sociali. 

Qualcosa non va.

Nessuno ritiene le fioriere più meritevoli di cura ed interesse di una vita umana( la frittata è buona rivoltata solo se lo si sa fare) ma nessuno e dico nessuno, a prescindere dal colore delle propria pelle, ha il diritto di mettere a ferro e fuoco una città come Firenze, per pura rappresaglia.

Esiste un ordine pubblico, esiste la legge.

L’assassino è già stato assicurato alla custodia dello stato, si perseguano penalmente gli artefici degli atti vandalici su Firenze e chi con parole di minaccia ed istigazione al crimine, li spingerà ulteriormente.

Nulla va perdonato.

La legge è uguale per tutti oppure arrendiamoci all’idea di  non voler più vivere in uno stato di diritto, preferendo la jungla.

 

 

Paola Orrico

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