Che cosa è il razzismo? Trasformare una realtà da oggettiva in soggettiva
Che cosa è il “razzismo”?
Quale è la definizione più adatta per definirlo, per renderlo comprensibile a tutti indistintamente, per fa sì che il suo fumus sia sensorialmente certo?
Io qualche definizione – col tempo – l’ho trovata.
Una di quelle che maggiormente – a mio parere – è più calzante è quella che paragona il razzismo ad un qualsiasi di pre – giudizio esteriore, basato su dati non oggettivi che penalizzi o privilegi qualcuno o qualcosa in virtù di proprie caratteristiche o delle circostanze.
Devo dire che dei “razzisti” ho sempre avuto una pessima opinione – da un lato mi fanno pena perché li giudico emotivamente o furbescamente fallaci dal punto di vista della razionalità; dall’altro perché – indubbiamente – col loro modo di ragionare fanno più danni che la grandine improvvisa sul raccolto primaverile.
Vedete – il razzista – può avere due scopi: o fornirvi una realtà fatta a sua immagine e somiglianza (per la quale “giusto” è solo ciò che decide lui) o volervi propinare una realtà disegnata a suo uso e consumo – per finalità che nulla hanno a che fare col lo spirito di fratellanza e carità.
Il primo tipo di razzista è il classico tipo col paraocchi – sordo e cieco a qualsiasi differenza col proprio ego immaginario, perso irrimediabilmente in una realtà onanista; il secondo – non meno pericoloso – è il razzista affarista ossia quello che ha capito che toccando certi tasti si può produrre una melodica ed accattivamente sonorità a proprio vantaggio (un business).
Non vi nascondo che – nella mia esperienza quotidiana – vedo di frequente entrambe le forme di razzismo menzionate ed a volte le ho pure subìte.
Quando mi dissero che ero troppo “pulita” per insegnare italiano agli immigrati – mi feci una sonora risata e continuai a preparami per l’esame: perché per me insegnare italiano è un motivo di orgoglio e passione – a maggior ragione se partissi da apprendenti che non sapessero una parola dell’idioma.
A volte sognerei pure di insegnarlo agli italiani sgrammaticati – ma questo è un altro discorso ancora.
Tutto questo panegirico, perché?
Forse perché mi illudo (sigh) di arrivare a maturare una sana riflessione: i razzisti sono delle merde ma i razzisti si trovano ovunque si faccia una distinzione od una differenza di: genere, etnia, religione, orientamento sessuale e pure di condotta penale – se permettete.
Guardiamo cosa è accaduto ieri in Lombardia.
Chi ha assunto Ousseynou Sy – cittadino italiano (lo puntualizzo ulteriormente) originario del Senegal e residente in Italia – ha compiuto una vera e propria forma di razzismo, al contrario (anche se non mi piace questa definizione perché – a mio modo di vedere – chi è cittadino italiano lo è senza ulteriori sfumature).
Perché a Ousseynou Sy a cui nel 2007 era stata sospesa la patente per eccessivo consumo di alcolici che addirittura nel 2018 aveva subito la condanna a un anno e mezzo per violenza sessuale ai danni di una minore – fosse concesso di guidare pullman (per giunta con a bordo dei bambini) resta un “mistero buffo” dettato da una chiara forma di razzismo verso la legge a cui spero che qualche magistrato dia rilevanza in sede penale.
Se partiamo dal presupposto che la legge sia uguale per tutti – non possiamo scivolare franando su questioni tanto lineari come l’applicazione di regole certe per tutti; se l’intento fosse stato quello di “rieducare” Ousseynou Sy – inserendolo in un contesto lavorativo – avrebbe dovuto essere delegato a potar siepi e non a mettersi alla guida di un pulmino con 51 bambini.
Che poi abbia cercato di dar fuoco loro con una tanica di benzina – immobilizzandoli con fascette da elettricista e dirigendosi verso l’aeroporto di Linate – è semplicemente e crudamente la cronaca dei fatti.