Al Museo del Novecento di Milano in scena “Il canto spezzato” (martedì 21 gennaio 2020, ore 17), in ricordo delle vittime del genocidio armeno. Sulla scena Ani Balian soprano, Gianfranco Iuzzolino pianista, Luca D’Addino reading, Tariel Bisharyan, voce recitante. Il genocidio venne perpetrato dal governo dei Giovani Turchi a partire dal 1915. In questa occasione musicale si vogliono ricordare i fatti storici dedicando una serata alla memoria, alla musica, ai canti e alla poesia armena. Un po’ di storia per saperne di più.

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L’Armenia è una delle più antiche civiltà cristiane dell’Oriente, sopravvissuta a una storia convulsa e particolarmente tragica. Dalla sua fondazione, essa si trova politicamente e geograficamente circondata da altre grandi culture, prevalentemente di credenze orientali e musulmane. Ha conosciuto un “destino” punteggiato da guerre e massacri, che hanno causato la scomparsa di più della metà della sua popolazione, l’esilio di molta altra e la perdita di gran parte del suo territorio. Ciò nonostante si è salvata l'”essenza” delle sue particolarità nazionali, come prova soprattutto l’adozione di un proprio alfabeto (creato nel 405 dal monaco Mesrop Mashtots) e come mostra anche il patrimonio architettonico. Sebbene questo patrimonio tangibile ne sia una delle testimonianze più sorprendenti, essa ha custodito anche un patrimonio intangibile, in campo musicale: un repertorio molto ricco e vario, ma purtroppo poco conosciuto, con la sola eccezione della musica per duduki.

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Il soprano Ani Balian, accompagnata al pianoforte dal maestro Gianfranco Iuzzolino, interpreterà i canti armeni tradizionali raccolti dall’etnomusicologo Komitàs. La musica sarà alternata a interventi di lettura di poesie di poeti armeni che hanno vissuto in prima persona il genocidio prima di essere a loro volta trucidati. Reading di testimonianze tratte da pubblicazioni dell’epoca sulle efferate violenze subite dalla popolazione armena inerme. La proiezione di immagini dell’epoca contribuirà alla contestualizzazione storica degli eventi. L’annientamento della popolazione armena in Anatolia è stata completata con la distruzione delle testimonianze della sua millenaria cultura e storia su quelle terre, e la rovina quasi totale del patrimonio architettonico risalente al medioevo.