Vecchia intervista realizzata dal cuoco nel 2006 a Julius. Ve ne offro uno stralcio. Domanda del cuoco: “Una delle mosse più criticate della recente manovra è il passaggio del 50% delle liquidazioni sotto l’ala dell’Inps che lo dovrebbe destinare ad un fondo per lo sviluppo e le infrastrutture”. Risposta di Julius: “Primo: se è vero che il Tfr è dei lavoratori e non delle imprese allora è anche vero che come non è delle imprese non è neanche dello Stato. Secondo: quella del Tfr non è una partita di giro, ma è un partita di raggiro. Per le imprese il Tfr è al passivo. Risulta misterioso come per lo Stato possa essere all’attivo. Se per le imprese l’intensità del beneficio sarebbe limitata al differenziale sul costo del denaro (ammesso che le piccole imprese riescano a procurarselo agevolmente in banca dopo Basilea2) dovrebbe essere lo stesso parallelamente e coerentemente per lo Stato. La fiscalizzazione del Tfr è in realtà acquisizione di nuovo debito. Ogni diversa configurazione sarebbe scorretta. In ogni caso il Tfr sarebbe un’entrata una tantum. One off come dicono i tecnici”.
Sono passati tre anni e il nuovo governo in carica, grazie alla mossa prodiana tanto criticata, preleva più di tre miliardi per finanziare la spesa pubblica corrente, così come si legge nella finanziaria approvata oggi.
Urca: tutti uguali nel raggiro.