Ci mancava solo che a qualche festa del Pd spuntasse il gioco “Tre palle un euro, tiro a Renzi” con il faccione sorridente del sindaco di Firenze da abbattere… Non è successo, sia chiaro, ma la coda politica di questa estate è stata da scuola, di quelle che non si dimenticano. Già perché il “tiro a Renzi” in realtà c’è stato ed ha avuto dello stupefacente per  intensità, toni aspri e demolitori dell’avversario di turno. In un crescendo partito da tempo, da quando Matteo ha sventolato la bandiera del partito dei rottamatori del Pd, per aumentare d’intensità dopo la visita a casa del Grande Nemico Silvio Berlusconi ad Arcore fino all’annucio della discesa in campo alle primarie del Pd contro Pier Luigi Bersani (e mettiamoci pure Vendola… anche se in fondo è un ex Pci come Pier e fra ex compagni a volte ci si può anche intendere, anche vendola tiene i piedi in due staffe e tira a sinistra: leggi referendum sulla riforma del lavoro targata Fornero).

Si è sentito e letto di tutto e di più, contro Renzi, che oltre a beccarsi l’epiteto da girone infernale dantesco di “berlusconiano”, una quinta colonna infiltrata nel Pd, è stato di volta in volta dipinto come una sorta di Ircocervo, una via di mezzo tra il Fanfani presidenzialista e il Ghino di Tacco di craxiana memoria,  e per volare più basso è stato dipinto come un bamboccione, un carrierista, un jukebox del nulla, uno “incapace di governare e di guidare il Pd… uno che litiga con tutti” (Massimo D’Alema dixit), un “battutista” (Rosy Bindi). Inutile andare avanti con il florilegio della delegittimazione messa in campo dagli “amici” di partito, sinceri democratico sempre pronti al confronto con l’avversario…

Avversario? Meglio dire Nemico quello contro cui la nomenklatura di sinistra e soprattutto l’intellighenzia di scuola e tradizione ex Pci deve sempre necessariamente battersi per dare il meglio di sé. Figuriamoci poi se il Nemico se lo ritrovano addirittura in casa, uno che vuol abbattere i cavalli di razza rossi, la “casta” dei dirigenti in servizio permanente effettivo che bloccano qualunque rinnovamento che prescinda proprio da loro… Così, mentre si torna ad esaltare la figura di Palmiro Togliatti, (ri)parte l’offensiva anti-Renzi. Che in realtà rischia di trasformarsi in un boomerang per chi l’ha ideata e preoccupa proprio Bersani attento a non nominare Renzi nel suo discorso di chiusura alla festa del Pd a Reggio Emilia (“Parliamo di lavoro e di Italia”, aveva infatti detto), nel tentativo di “sbianchettare” l’avversario che dalle polemiche interne ha tutto da guadagnare e poco da perdere.

Come ricorda con un po’ di perfidia e autocompiacimento lo stesso Renzi. “Tutte le volte che mi attaccano aumentano i miei sostenitori” e siccome i leader del centrosinistra “sono litigiosissimi su tutto ma concordano nel tiro a piccione contro di me, io li ringrazio perché a ogni attacco crescono le adesioni ai miei comitati…- ha detto il sindaco – rottamatore ospite su Radiodue del programma Chiambretti alle 10 – . Manderei a casa Veltroni come tutti quelli che hanno fatto più di quindici anni di Parlamento: credo si possa lasciare spazio ad altre persone. Direi che i successi maggiori li ha avuti come romanziere e gli auguro tanti romanzi belli per il futuro”.

Il Partito Disunito non si smentisce insomma. Oltretutto Renzi fa campagna per primarie le cui regole e modalità sono ancora tutte da definire, sempre che si facciano… Poi nel Pd dicono di non essere spaventati da questa specie di “furbetto della politica” che può mandare all’aria di giochi interni, inclusi gli accordi su poltrone e organigramma a uso dei notabili in caso di vittoria alle elezioni politiche. Giochi che paiono prescindere dal rendere pubblico nero su bianco il programma di governo del centrosinistra, alleanze incluse da svelare (ma questo dipenderà dalla nuova legge elettorale, se  si farà) dopo e non prima del voto. Programma – inteso non come semplice enunciazione di punti programmatici – che Bersani si guarda bene per ora dallo svelare agli italiani mentre c’è chi pretende che Renzi faccia conoscere il suo… (ovvio che nello scontro fra riformisti e neo-massimalisti piddino, Matteo sia considerato semplicemente e riduttivamente un “centrista”). Il primo risultato ottenuto da Renzi, nel partito del tutti contro tutti, è nata una Santa Alleanza contro di lui perché i nemici (non gli avversari) servono proprio a questo e magari aiutano a nascondere altri problemi che affiggono la Balena bianco-rossa (ad esempio, sul lavoro con Ichino o con Fassina? Sui temi etici con Marino o con la Bindi?).

Tiro al piccione, terra bruciata per il disturbatore (come non bastasse Grillo), il “signor nessuno” da ripudiare che osa muoversi fuori dalla “cornice” dello schema amici – nemici su cui la sinistra è inchiodata fin dai tempi del Pci (e l’immagine di Renzi è fuori da questa cornice, quindi è un Nemico) con l’annesso rifiuto a entrare nel merito del “Renzi – pensiero” derubricandolo a fastidioso incidente di percorso, qualcosa che passerà perché i “problemi sono altri” secondo il solito metro dello spocchioso rito del benaltrismo (uno dei mali storici che provocano la fuga dei cittadini dalla politica).

Non c’è male per il partito che si candida a tirare l’Italia fuori dalle secche della crisi guidando il governo che verrà e, giura D’Alema, alla fine terrà insieme Vendola e Casini perché oggi fanno solo propaganda (elettorale), poi si vedrà… Forse ha ragione il piddino ex rottamatore ma giovane di belle speranze e ambizioni, Pippo Civati: “Fare le cose peggio di così è dura…”. Già, perché magari i problemi degli italiani sono davvero “altri”.
Cosa pensate della discesa in campo di Matteo Renzi?

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