Stop Loss nel Trading: Fisso o Percentuale? Scopri quale scegliere e perché
Nel mondo del trading sistematico, una delle scelte più critiche è quella che riguarda l’uso dello stop loss. Questo strumento, spesso oggetto di intensi dibattiti, può essere la chiave per salvaguardare il capitale di un trader o, secondo alcuni, una limitazione che impedisce di realizzare il pieno potenziale di una strategia di trading. “Meglio senza stop loss?” È una domanda che risuona nelle menti di molti trader, dai neofiti agli esperti.
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In questo articolo, esploreremo l’uso dello stop loss nel trading sistematico, analizzando come differenti approcci possano influenzare i risultati del trading. Discuteremo anche la psicologia che sta dietro l’impiego di stop loss fissi e percentuali e sfateremo alcuni miti comuni. Che tu sia un trader esperto o un principiante alla ricerca di orientamento, questa analisi ti fornirà spunti preziosi per capire meglio come integrare lo stop loss nella tua strategia di trading.
Cosa è lo stop loss
Lo stop loss è un limite alla perdita da non oltrepassare. La sua funzione è quella di preservare il trader dall’andare incontro a perdite eccessive, ovvero di chiudere la posizione quando non vale più la pena mantenerla perché probabilmente non recupererà più, esponendo il trader solo a rischi eccessivi. Analizzando quali siano i vari tipi di stop loss, bisogna innanzitutto distinguere fra trading discrezionale e sistematico.
Solitamente, nel trading discrezionale si tende ad impostare lo stop loss su dei livelli “sensibili”, spesso corrispondenti a livelli di swing nei grafici. Ad esempio si prendono come riferimento dei massimi o dei minimi di periodo e talvolta si aggiunge un certo numero di tick di scarto per evitare il fenomeno anche chiamato “stop hunting” o “caccia agli stop”.
Nel trading sistematico invece il discorso è più complesso, perché non è facile andare ad indicare alla macchina dove siano questi punti di swing, per cui si preferiscono solitamente altre tipologie di stop loss. Il più comune è quello monetario con valore assoluto. Quindi, se stabilisco che non voglio perdere più di 2.500€ per contratto sul Dax Future, inserirò uno stop loss di 2.500€ a contratto, che equivalgono ad una distanza di 100 punti dal livello di ingresso.
Altra tipologia sono gli stop espressi in percentuale e basati, ad esempio, sulla volatilità. Si può andare a prendere un indicatore come l’ATR, piuttosto che la deviazione standard, e sommare o sottrarre al prezzo di ingresso (a seconda si parli di short o long) il valore dell’ATR o della deviazione standard moltiplicato per un certo coefficiente. Questo determinerà la distanza dello stop loss dal prezzo d’ingresso in termini percentuali. Si tratta di una soluzione che ha una sua validità e molti trader utilizzano con successo, per cui è sicuramente una possibilità da considerare.
Meglio lo Stop loss fisso o in percentuale?
La domanda che un trader si pone arrivati a questo punto è se sia meglio utilizzare uno stop fisso monetario piuttosto che uno stop percentuale.
La logica e il buon senso portano a pensare che sia meglio utilizzare uno stop percentuale perché questo permetterebbe di adeguarsi ai movimenti di quel periodo. Facendo un esempio, quando euro dollaro valeva meno di un euro, ci si potevano aspettare dei movimenti in giornata ben diversi da quelli previsti quando euro dollaro valeva un euro e mezzo. Lo stesso discorso può valere per il Future mini S&P500, sul quale abbiamo avuto momenti in cui valeva relativamente poco (sotto i 1.000$) mentre adesso è oltre 4.000, una differenza piuttosto consistente per cui lo stop percentuale sarebbe da preferire perché ovviamente rispecchierebbe sempre quelli che sono gli impulsi del momento.
Questo secondo il buon senso, ma la realtà sembra essere diversa: con tutti i test che ho effettuato nel corso degli anni, ho potuto constatare come con degli stop fissi si ottengano quasi sempre risultati migliori. Per esempio i famosi 60 pip circa nel forex , oppure i classici 14 punti, 1400 dollari nel Future mini S&P500, sono valori che in qualche maniera indipendentemente dal prezzo dello strumento, portano risultati migliori.
Verrebbe da chiedersi, come mai? Difficile dirlo con certezza, ma probabilmente la risposta a questo dilemma sta probabilmente nel fatto che gli operatori a livello mondiale, i più grossi soprattutto, abbiano una maggiore tendenza a ragionare in valori assoluti piuttosto che percentuali.
Meglio usare Stop loss larghi o stretti?
Uno dei pensieri più comuni, soprattutto per quanto riguarda il trading sistematico, è la necessità di utilizzare stop loss stretti. In realtà, si tratta di una pratica molto pericolosa, soprattutto se si eseguono dei backtest con grafici a time frame elevati, ad esempio giornalieri o a 60 minuti. Succede spesso, infatti, che la piattaforma non sia in grado di valutare correttamente se nella barra di ingresso sia stato preso lo stop loss o meno, perché la distanza tra il prezzo di ingresso e il relativo stop loss è troppo piccola. Questo rende il backtest inaffidabile ed implica che non sia consigliabile l’uso di stop molto stretti, se non nel caso di time frame più piccoli.
Fare trading con o senza stop loss?
Se prendiamo per esempio il classico modello trend following con “channel breakout”, composto solo da ingresso alla rottura del canale rialzista, ed inversione della posizione alla rottura del canale ribassista, si ottiene un sistema stop and reverse puro e semplice in cui non è previsto alcuno stop loss.
Provando a testare questo modello, se applichiamo anche uno stop loss, il più delle volte scopriremo che, effettivamente, le performance caleranno notevolmente e il net profit del sistema si abbasserà, a volte anche in maniera notevole. È quindi una prova a sostegno della tesi secondo cui sia meglio operare senza stop loss?
Per rispondere a questa domanda, è necessario fermarsi a riflettere. Nel sistema appena descritto, quando viene raggiunto un certo livello, la posizione long viene chiusa e se ne apre contestualmente una short. Questo significa che, in effetti, la posizione long non viene tenuta aperta in attesa che torni a guadagnare. Il sistema chiude la posizione long e ne apre una short seguendo una regola precisa che stabilisce quando chiudere la posizione. Ecco, quella regola rappresenta, di fatto, uno stop loss. Infatti, essa impone la chiusura ed il reverse della posizione quando il sistema va in perdita.
Un altro esempio di “stop loss/non stop loss” potrebbe essere una strategia BIAS che apre e chiude ad orari ben definiti della giornata. Sebbene non ci sia alcuno stop loss fisso, all’ora prestabilita la posizione, ovunque essa sia, verrà chiusa. Infatti, è presente una regola che impone di chiudere la posizione in quel momento, che sia in gain oppure in loss. In questo caso si parla di time stop, ossia di uno stop a tempo che costituisce comunque una regola di uscita.
L’idea di non usare uno stop loss nasce quindi dal desiderio di evitare di assoggettare lo stop ad un valore fisso monetario o percentuale. Questo non significa però operare senza uno stop. Infatti, nelle strategie appena descritte lo stop loss è presente sotto forma di regole che impediscono alle perdite di prendere il sopravvento, e non lasciano aperte le posizioni in perdita con la speranza che tornino a guadagnare.
Conclusioni sullo stop loss nel trading
In conclusione, che operare senza stop loss sia l’opzione migliore è in realtà un’informazione estremamente fuorviante. Abbiamo esplorato i diversi tipi di stop loss, dalla versione monetaria a quella basata sulla volatilità, oltre a considerare le sfide e i potenziali rischi legati all’uso di stop molto stretti. Dalla nostra analisi emerge che non esiste una soluzione universale: la scelta di utilizzare o meno lo stop loss, e di quale tipo, dipende fortemente dallo stile di trading individuale, dagli obiettivi specifici e dalla tolleranza al rischio del trader.
Personalmente, ritengo che un approccio bilanciato sia fondamentale, e che in qualsiasi forma lo si voglia applicare, uno stop loss ben calibrato possa fornire un necessario paracadute di sicurezza e debba quindi essere sempre utilizzato.
Voglio ricordare che il trading è tanto una questione di strategia quanto di psicologia. Uno stop loss non è solo uno strumento per limitare le perdite, ma anche un mezzo per gestire lo stress emotivo che può derivare da posizioni di mercato imprevedibili.
In definitiva, il consiglio migliore che posso offrire è di continuare a testare diverse soluzioni, mettendole in relazione al contesto delle proprie esperienze di trading, e arrivando a valutare quale tipo di stop loss si adatti meglio alle proprie strategie. Il trading è un percorso di scoperta continua, e ogni decisione presa oggi può essere un passo verso una maggiore comprensione e successo domani.
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Alla prossima e buon trading!
Andrea Unger