La guerra in Ucraina è colpa della Nato

Putin dice che la guerra in Ucraina è colpa della Nato. E’ davvero così?

Se Putin ha attaccato l’Ucraina, è colpa della Nato che lo minacciava.
E’ l’idea portata avanti da molti: il  padrone del Cremlino ha agito per difendersi, perché l’Alleanza Atlantica è avanzata ad est dopo la fine dell’Urss, inglobando Paesi che facevano parte dell’impero sovietico.
Penso anch’io che l’aggressione di Putin sia colpa della Nato. Ma in un altro senso. Nel senso che la Nato, l’Occidente, gli Usa e l’Europa si sono mostrati troppo deboli e arrendevoli. Non hanno reagito, se non con blande sanzioni, quando la Russia ha invaso la Crimea nel 2014. E nemmeno quando, nel 2008, ha mandato i suoi carri armati ad occupare Ossezia del Sud ed Abkhazia, territori georgiani. E nemmeno quando, prima ancora, ha massacrato migliaia di civili ceceni. E nemmeno quando gli oppositori del tiranno sono stati uccisi, avvelenati, imprigionati. E nemmeno quando gli organi d’informazione indipendenti sono stati imbavagliati. E nemmeno quando gli omosessuali sono stati costretti a nascondersi, per evitare persecuzioni. E l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Da decenni mi occupo di recupero dei bulli. Ne ho conosciuti a centinaia. E ho imparato che mostrare debolezza, timore, pavidità a un bullo lo spinge a diventare ancora più prepotente. Perché si convince di poter picchiare, umiliare, sopraffare senza pagare dazio.

Putin è un bullo, oltre che un grande egoico.  In oltre vent’anni di potere assoluto, circondato da yes men, si è innalzato su un piedistallo. E ha invaso l’Ucraina convinto che l’Occidente avrebbe fatto come in passato: si sarebbe limitato a qualche inutile protesta e a qualche sanzione in più. Il despota russo l’ha più volte dichiarato, di persona e per il tramite dei suoi ideologi ultranazionalisti: l’Occidente è debole, noi siamo forti. E in natura, si sa, il forte schiaccia il debole. E’ la legge della giungla. Cioè del più forte. Una legge che noi europei ci eravamo illusi appartenesse al passato della politica, ma che invece è ancora, ahimè, attualissima.

Se l’Ucraina fosse entrata nella Nato anni fa, quando Putin non aveva ancora la forza di oggi, probabilmente non l’avrebbe aggredita. La riprova? Il dittatore minaccia Finlandia, Svezia, Moldavia e Georgia: guai a voi se vi azzardate ad entrare nella Nato! Se facessero parte dell’Alleanza diventerebbero Stati molto più difficili da invadere, perché a quel punto Mosca si troverebbe contro l’esercito americano. Se invece restano fuori, forse, prima o poi, faranno la fine dell’Ucraina. Infatti Putin ha detto e ripetuto che il suo obiettivo non è solo prendersi Kiev, ma tornare all’impero russo degli zar. Quello che comprendeva Polonia, Finlandia e Paesi baltici. Che, infatti, temono di essere le prossime vittime dell’imperialismo russo.

Un bullo capisce un solo linguaggio: quello della forza. Il resto sono chiacchiere e propaganda. Difatti prevedo che Putin accetterà di negoziare davvero, e non per finta come ha fatto finora, soltanto quando avrà raggiunto i suoi obiettivi. Quando l’Ucraina, o almeno buona parte di quel Paese, sarà sua. A quel punto, come ha fatto in Crimea, porrà il mondo di fronte al fatto compiuto: questo territorio è mio, adesso provate a sloggiarmi, se ci riuscite.

Per questo la colpa della tragedia in atto è anche della Nato. E dell’Occidente. Perché siamo stati troppo deboli, cedevoli, timidi nei confronti del prepotente. Quando, in febbraio, Biden ha ripetuto che non sarebbe intervenuto militarmente in caso di invasione russa dell’Ucraina, Putin si è convinto ad agire. E di fronte alle nostre timidezze ed esitazioni si è sentito invincibile, con la facile vittoria già in tasca.
Come negli anni Trenta con Hitler, l’appeasement di fronte al prevaricatore non paga. Abbiamo commesso con Putin lo stesso errore che i nostri bisnonni commisero con il Fuehrer: quando riarmò la Germania, e poi si prese la Saar, i Sudeti, l’Austria, lasciarono fare per vigliaccheria e quieto vivere. Cercando, anzi, di giustificarlo. E continuando a fare business con lui. Aveva ragione Winston Churchill, rivolto agli arrendevoli leader del mondo  libero dopo gli accordi di Monaco del settembre 1938: “Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore. E avranno la guerra.”

Tag: