Il Canton Ticino: sarebbe giusto invaderlo?

Il Canton Ticino: nel Medioevo era sotto il ducato di Milano. Ed è popolato da italiani.
E’ una buona ragione per invaderlo?

Stamattina un conoscente che si proclama “patriota” e si vanta di conoscere la storia a menadito mi ha detto che Hitler ha fatto bene a invadere prima i Sudeti, poi l’Austria e infine la Polonia: voleva soltanto difendere i tedeschi locali, minacciati e perseguitati, e riunirli alla madrepatria. Il mio compito è proteggere i tedeschi, ovunque si trovino, proclamava il Fuehrer. E poi, perbacco, i Sudeti e l’Austria facevano parte della Grande Germania già ai tempi del Sacro Romano Impero Germanico!

Seguendo lo stesso criterio storico, culturale e patriottico, ha aggiunto, Putin fa bene a invadere l’Ucraina: l’Ucraina era parte dell’Unione Sovietica. Il leader del Cremlino si limita a riunire i russofoni locali, perseguitati dai perfidi nazisti di Kiev, alla madrepatria e a fare pace con la storia. E poi l’Ucraina, secondo lui (e secondo tanti altri disinformati), è piena zeppa di testate nucleari Nato puntate contro Mosca, e addirittura di laboratori chimici occidentali che spargono virus e batteri in Russia.

Per dare maggiore enfasi al suo brillante ragionamento, il “patriota” esperto di storia mi ha fatto vedere, sul telefonino, tre cartine geografiche. Una dopo l’altra.
La prima mostrava come la Germania sia stata “depredata” – uso le sue parole – di territori suoi dopo la Prima Guerra Mondiale. E quindi avesse ragione, perbacco, a riprenderseli.
La seconda mappa mostrava come la Russia sia stata “derubata” – sono sempre le sue parole – di territori suoi da secoli – l’Ucraina, i Paesi Baltici, le repubbliche caucasiche – dopo la fine della Guerra Fredda. E chi viene derubato, si sa, ha tutto il diritto a riprendersi il maltolto.
Infine mi ha mostrato la cartina del Canton Ticino. Ma lo sai, mi ha detto con l’aria di chi conosce un grande segreto, che nel XIV secolo questo territorio era dei duchi di Milano, prima i Visconti e poi gli Sforza?
E ti sembra giusto, ha aggiunto, che gli italiani che vi abitano, la grande maggioranza della popolazione, si trovino in terra straniera?

Mi voleva convincere, insomma, che faremmo bene a invadere il Canton Ticino. L’ho buttata sul ridere: Perché no anche l’Istria e la Dalmazia? E lui: Sarebbe un atto di giustizia storica, non faremmo altro che riportare in patria i nostri connazionali ivi presenti.

Penserete che è uno scherzo. Invece no: purtroppo è realtà. E il signore in questione non è un bifolco analfabeta, ma uno stimato professionista laureato.

Lo stesso “patriota” mi ha poi mandato su Whattsapp un messaggio. Forse l’hai ricevuto anche tu, visto che in giornata me l’hanno mandato, identico, sei persone diverse. E’ questo: “Come per il Virux, anche in questo caso stiamo vivendo una distorsione mediatica. Confronta le notizie occidentali con quelle sovietiche (ha scritto così, non russe) come la Tass. Da italiano non mi sentirei tranquillo se la Svizzera aderisse ad un patto di difesa sovietico e puntassero missili nucleari su Milano…”

Viene da ridere. Se non venisse da piangere. Perché è chiarissimo chi è l’aggressore, e chi la vittima. Chi bombarda, e chi viene bombardato. Nessun carro armato occidentale ha messo piede sul suolo russo, mentre migliaia di carri russi sono penetrati nel cuore di uno Stato di cui la maggioranza della popolazione vorrebbe entrare in Europa e nella Nato. Ma per i dittatori, si sa, la volontà popolare non conta nulla. Contano solo le sue mire egemoniche. E la storia, si sa anche questo, viene piegata alla propria volontà.

Ricordi la favola di Fedro del lupo e l’agnello?
Un lupo e un agnello, stimolati dalla sete, erano giunti ad uno stesso ruscello.
Il lupo stava in alto, l’agnello in basso.
Il lupo addusse un pretesto di contesa: “Perché – disse all’agnello – mi intorbidi l’acqua?”
E l’agnello, timoroso: “Ma come posso fare quello di cui ti lamenti, se l’acqua scorre in giù dalle tue alle mie labbra?”
Allora l’altro riprese: “Sei mesi fa hai detto male di me!”
Rispose l’agnello: “Ma se non ero ancora nato!”
“Allora è stato tuo padre!” sbottò il lupo. E sbranò l’agnellino.

I falsi pretesti sono vecchi quanto il mondo. E alcuni sono disarmanti. Come quello secondo cui la Russia sarebbe minacciata dalla Nato, che negli ultimi trent’anni è avanzata ad est e ora la circonda. Sfugge il fatto che la Nato è un’alleanza difensiva. Composta da democrazie. E che se non ci fosse la Nato, Putin avrebbe già invaso non solo l’Ucraina,  ma anche i Paesi Baltici, e forse pure la Polonia. Infatti quali sono oggi gli Stati più a rischio di invasione russa? Quelli che non sono protetti dalla Nato. Moldavia e Georgia innanzitutto, ma anche Finlandia e Svezia.
Perché, allora, così tanti credono alle giustificazioni dei prepotenti? E perché così tanti si bevono le loro bugie, anche quando la verità è sotto gli occhi di tutti?
Perché questo risponde a due fondamentali bisogni umani:

1) Il bisogno di sentirci superiori agli altri
Noi sappiamo quello che gli altri non sanno. Siamo più informati, più furbi, più intelligenti del popolo bue, che si beve la verità ufficiale. Anche se, invece, non si tratta altro che di scolarsi per intero, acriticamente, tutto ciò che proviene da una parte sola. Di essere, cioè, come il buon Guareschi diceva dei comunisti, dei trinariciuti;

2) Il bisogno di fare parte di una comunità
I no vax  estremisti, come i terrapiattisti, i complottisti, i seguaci di Quanon e gli amici di Putin (e nemici dell’Occidente), sono una comunità. Ne conosco (molti più no vax  e putiniani che terrapiattisti, a dire il vero): parlano solo tra di loro, considerano il resto del mondo ostile.
Paradossalmente, parecchi no vax sono sostenitori di Putin. Tradiscono il  loro afflato libertario: loro, che manifestavano a favore della libertà di vaccinarsi, ora si schierano con un tiranno.
I putiniani si sentono, un po’ snobisticamente, degli eletti. Loro, e solo loro, sono i detentori della verità, gli altri dei perfetti idioti. Loro sì che sono informati, mentre la stampa mainstream propaga bufale. Alcuni sono bastian contrari per principio: ce l’hanno con tutto, e con tutti. E soprattutto con la nostra democrazia occidentale. Sicuramente imperfetta, ma mille volte meglio dell’autocrazia russa o cinese. E ti sciorinano mille ragionamenti, intrisi di forzature storiche e di bufale conclamate, per dimostrare che la colpa di tutto è, come sempre, dell’America e della Nato. Da noi lo possono fare senza rischiare nulla; se in Russia, o in Cina, vomitassero altrettanto veleno contro il regime ivi imperante, sarebbero in galera da un pezzo.
Alcuni di loro sono putiniani, o antioccidentali (le due cose sono equivalenti), non perché detestano il nostro sistema liberaldemocratico, ma perché sono alla ricerca di visibilità sui social. Infatti le loro tesi strampalate attirano l’attenzione. Alcuni furbacchioni, che si improvvisano esperti di geopolitica e analisti storici, ci campano su. Infatti i loro sproloqui vengono condivisi migliaia di volte sui social, accompagnati da scritte come “Ecco la verità che ti vogliono nascondere!”

Non dimentichiamoci che una comunità può esistere solo se rappresenta una minoranza della popolazione; altrimenti si diluirebbe e non sarebbe più tale. E quanto più la comunità si sente incompresa, tanto più si coalizza e si radicalizza. Se poi della comunità fa parte un familiare o un amico stretto, figurati: è un modo per sentirsi ancora più vicini.

A questo aggiungiamo il fascino esercitato dagli uomini forti.
Hitler e Mussolini piacevano a gran parte dei loro connazionali. E negli anni Trenta riscuotevano consensi anche all’estero. Perché rappresentavano l’emblema dell’Uomo con la U maiuscola: quello con gli attributi. Potente. Fiero. Con gli stivaloni. Come Putin. Che, come Mussolini, ama farsi riprendere a torso nudo, in pose machiste. Esibendo un fisico palestrato che è l’espressione visiva della sua politica muscolare.
Ci sono donne che, purtroppo, si sentono attratte da uomini così: aggressivi, violenti. Mussolini disse che “il popolo è femmina”. Lui, maschilista, intendeva dire il popolo ama l’omaccione aggressivo. Quello che tuona contro il cedimento dei costumi, la decadenza, il lassismo. Come fa Putin. Alleato della Chiesa Ortodossa, assai più conservatrice di quella cattolica, come Hitler e Mussolini perseguita i “degenerati”. A cominciare dagli omosessuali. Tristemente, a qualcuno questo piace. E piace soprattutto a quelle persone deboli che, grazie al meccanismo psicologico del transfert, si identificano nel dittatore. Come un tifoso si sente vincitore se la sua squadra vince, anche se lui non ha alcun merito, così chi tifa per l’uomo forte esulta quando costui batte i pugni sul tavolo e alza la voce. La forza dell’autocrate compensa la debolezza del suo sostenitore.

Quando la Cina invaderà Taiwan, stai sicuro che questo fenomeno si ripeterà: chi oggi difende Putin difenderà Xi Jinping. Dirà che l’ha fatto per difendersi. Rivendicherà i diritti storici della Cina sull’isola. Assicurerà che non si tratta di una guerra, ma di una “operazione militare” fatta per riunire i due popoli fratelli. E non ci sarà modo di fargli cambiare idea. Perché, come la psicologia insegna, la soddisfazione dei nostri bisogni interiori viene prima di tutto. Ben prima della verità.

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