Sodoma. Un titolo altisonante per un libro che, uscito oggi, ha creato enormi aspettative in tutto il mondo. Le anticipazioni avevano fatto pensare a qualcosa di grande. Molti hanno immaginato potesse essere paragonato ai libri del nuovo genere reso popolare da Gianluigi Nuzzi, che con documenti e ricerca giornalistica svela ai lettori segreti vaticani.

Niente di tutto questo.

Il libro (560 pagine, 24 euro) è una acida rilettura in chiave di ideologia gender di alcune vicende vaticane già note. Chi si aspettava prove sconvolgenti dell’omosessualità di questo o quel famoso prelato rimarrà a bocca asciutta. Così come chi sperava che questo libro potesse contribuire a dipanare lo scottante tema dell’omosessualità nel clero.

Troverà invece ovunque l’opinione dell’autore, che mette etichette a chiunque, sulla base del proprio approccio ideologico. 135 volte viene usato un termine riconducibile a “omofobo” per accusare qualcuno, 110 volte il termine “destra”.

Insomma, una inutile noia mortalmente ideologica.

La sua tesi preconcetta la esplicita chiaramente a pagina 53: “più un prelato è pro-gay, meno facilmente è gay; più un prelato è omofobo, più è probabilmente omosessuale”.

Quindi ciò che si diverte a fare è sbeffeggiare gli esponenti ecclesiastici che si sono opposti al matrimonio omosessuale e all’ideologia che ci sta dietro, alludendo continuamente ad una loro non dimostrata omosessualità. In una visione manichea in cui tutto ruota intorno alle inclinazioni sessuali.

Per capire il metodo utilizzato basta prendere uno dei primi capitoli, quello dedicato al Cardinale Burke. 29 pagine di acredine illeggibile. Senza svelare le fonti che lo definirebbero così gli appioppa termini come “pazza”, “strega cattiva del Midwest”, persona con “qualche problema di salute mentale”, “settario”, “vecchia signora vendicativa”.

Per il fatto che usa gli abiti ecclesiastici propri del suo ruolo lo definisce “drama queen”, “signora vichinga”, “stravagante”, “girly”, “tomboy”, “sissy”, “contraddizione di termini”, persino “travestito” e “drag queen”. Racconta con dovizia di particolari casa sua (persino il bagno) definendola gratuitamente “garçonnière”. Alla fine neppure lo incontra, ma conclude:

“Il fatto che questo prelato intransigente condurrebbe una doppia vita non è dimostrato. Tuttavia il Papa sa per esperienza (…) che è ugualmente assurdo pensare che un uomo sia virtuoso per il suo moralismo e credere alla castità di un cardinale talmente omofobo”.

Insomma, un’enorme occasione mancata di fare passi avanti nel contraddittorio rapporto fra clero e omosessualità.

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