Saviano (e Widmann) o Dante? L’Italia al bivio
Le accuse di Widmann a Dante sono reali
Nel giorno in cui in Italia si celebrava Dante un giornalista tedesco ha scritto un articolo dipingendo il Sommo Poeta come un narcisista moralista che ha scopiazzato qua e là.
La reazione è stata immediata. Da Franceschini a Salvini, passando per Gianrico Carofiglio e Lapo Elkann, l’Italia ha reagito costruendo una risposta solida a questo attacco.
Me ne sono subito occupato anche io.
Le uniche voci di dissenso sono state il Fatto Quotidiano, che ha fatto leva su alcuni effettivi errori di traduzione del testo di Repubblica, che però come ho ampiamente argomentato in un’analisi approfondita del testo nulla tolgono all’attacco che è stato fatto.
E Roberto Saviano. Saviano twitta:
“Assurda la polemica su #Dante che parte da un articolo pubblicato in Germania che nessuno ha letto, eppure lo commentano, lo stroncano e gridano alla lesa maestà. Nessuna accusa a #Dante di essere un plagiatore, come suggeriscono giornalisti, politici, finanche qualche scrittore”.
E seguono altri dieci tweet in cui tira fuori il populismo degli altri e la sua superiorità di unico al mondo ad aver letto il testo in lingua originale.
“Qualche scrittore” sarebbe Gianrico Carofiglio. Perché lo disprezza così? Forse perché commette il peccato di scrivere anche lui storie ambientate al Sud, facendogli ombra? Chissà.
Qualcuno è arrivato a credergli e ha pensato che la polemica fosse una notizia falsa.
Ma il testo è sotto gli occhi di tutti. L’attacco è effettivo. Ne ha parlato Eike Schmidt, direttore degli uffizi. Che guardacaso è tedesco e forse il tedesco lo capisce:
“È un personaggio di forte vis polemica, che ha sempre fatto parlare di sé per teorie volutamente provocatorie oppure, talvolta, di complotto. Volendo parlare male di Dante, gli muove contro argomenti totalmente insostenibili. (…) Si capisce che all’opinionista manca una conoscenza di base dell’argomento. (…) il Poeta evidentemente non gli piace e anzi gli sta proprio antipatico”.
Insomma è inequivocabile che Arno Widmann abbia attaccato Dante e lo abbia fatto a vanvera.
Perché Saviano difende Widmann sostenendo il falso?
Perché allora questa levata di scudi da parte di Saviano? In realtà lo dice lui stesso in uno dei suoi tweet:
“Conosco l’autore dell’articolo su #Dante, #ArnoWidmann, da più di dieci anni; è uno dei più colti e sapienti critici letterari europei. Conosce la letteratura del nostro paese come pochi”.
Si conoscono.
Ma qual è la letteratura citata nel tweet che conosce questo Arno Widmann? Evidentemente solo quella che piace a Saviano. Cioè se stesso. Widmann è stato uno dei primi a scrivere di Saviano in Germania. E lo fa continuamente per intervistarlo, scrivere dei suoi libri e per sostenerlo. Come quando Salvini minacciò di togliergli la scorta. Addirittura ha attaccato la giuria del Nobel per non aver supportato Saviano.
Si supportano sui social. Si scambiano favori e cortesie.
Una specie di legame feudale.
E ora che Arno Widmann viene attaccato in Italia Saviano difende l’alleato. Non importa se per fare questo deve sostenere una tesi oggettivamente falsa e fregarsene della verità. Non difendendolo romperebbe il loro legame.
E poi Widmann continuerebbe a sostenerlo?
I due devono piacersi molto. Hanno qualcosa di simile: il disprezzo per l’Italia, come si evince da ciò che scrivono. E l’ego.
“Probabilmente – ha ironizzato Schmidt – ad Arno Widmann, sapere che 700 anni prima di lui c’è stato uno scrittore con un ego più grande del suo proprio gli rode, non gli va giù”.
E forse non va giù neanche a Saviano sapere che 700 anni prima di lui c’era qualcuno che si permetteva di raccontare l’Italia, peraltro riuscendone a raccontare virtù e difetti senza infangarne l’immagine.
Ma il vero problema comunque non sono i problemi di ego di Saviano né la sua tentacolare rete di contatti.
Il problema è che qualcuno ancora gli dà credito.