Per replicare al pezzo dell’Huffington Post, firmato da Elisabetta Ambrosi,

partirei proprio dal titolo.

“Perché Michelle Hunziker mi è simpatica ma non rappresenta le donne”.

Confesso che l’ho letto di corsa, trangugiando una mela e cercando di sfuggire

al corteggiamento di Oreste, il mio gatto maschio,

sempre prodigo di coccole quando sono piazzata al computer a lavorare.

Vorrei rispondere a questo articolo, con la sua serafica saggezza.

Cambio quindi il titolo e lo converto in: “Perché Michelle Hunziker mi è simpatica a prescindere”, a prescindere

dall’articolo,  appunto.

Leggendo il pezzo mi sono resa conto che ciò che si vuole criticare della

Hunziker, sia proprio la vita fortunata costellata da successi televisivi ed

amorosi.

Buon per lei, mi sentirei di dire.

Michelle è bella e brava, ironica e sagace.

Televisivamente parlando, rende bene, per tutta una serie di fattori: è graziosa, è gnocca, è fortunata ma non lo fa pesare.

Già questo sarebbe un argomento valido per una  sua difesa ad oltranza, visto e considerato ciò  che gira in tv.

Mi chiedo a cosa serva manifestare una serpeggiante e maleodorante antipatia mista ad invidia, per una che ha tutto e

resta simpatica, a prescindere.

Altresì, spinta da felina saggezza, aggiungerei che Michelle Hunziker non ambisce ad essere un modello o uno stereotipo

da emulare.

Chi parte dal presupposto che le celebrità, i vip, debbano fornire dei modelli pedagogici al pubblico che scruta da casa,

ritenuto “ebete”, ha una visione tolemaica della realtà virtuale.

La cambi.

Siamo nel 2018.

Hunziker ci è simpatica proprio perché non ci rappresenta; ma poi, chi glielo avrebbe chiesto, cara Ambrosi?

Michelle è una donna celebre che vive una vita da favola, in un mondo privilegiato?

Ripeto: buon per lei; non credo affatto che la maggioranza delle donne sane di mente e mediamente equilibrate, possano

detestarla per questo.

Come parimenti penso che,  quelle che la biasimino, non  lo facciano perché Michelle è un modello da raggiungere che

scivola di mano alla casalinga di Voghera.

Perché, sostanzialmente, penso che non le interessi neppure emularla fra un sugo ed una lavatrice da fare.

Come scrisse quel tale, cara Ambrosi: “Se l’invidia fosse un lavoro, in Italia non ci sarebbero disoccupati”.

Detto ciò,  concluderei piuttosto  plaudendo:  alla sua bravura, alla padronanza del palcoscenico, al fatto che avrebbe

potuto indiscutibilmente  condurlo anche da sola, il Festival di Sanremo, Michelle Hunziker.

Senza Domini imbalsamati e senza “spalle” di sorta.

E’ nata una stella.

Datevi pace.

Paola Orrico 

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