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I suoi amici? Erano gente come Virginia Woolf e Jean Cocteau. La sua musica? In qualche modo ha anticipato il minimalismo e la spettrale. Il suo credo? Per anni coltivò le filosofie orientali. I cultori del personaggio e gli appassionati del genere avranno già capito. Si parla di Giacinto Scelsi, ovvero il conte Ayala Valva, scomparso nell’agosto del 1988. Di lui si può dire di tutto – ricordate anche le polemiche post-mortem -, ma che non abbia lasciato il segno, sicuramente no. Ora un’altra iniziativa per tenerne viva la memoria.

Mercoledì 6 maggio nella capitale, in via San Teodosio 8, verrà inaugurato un archivio a lui dedicato dalla Fondazione Scelsi. All’appuntamento, fissato per le 10.30, ci sarà Nicola Sani, presidente dell’ente culturale. Parteciperanno Mauro Tosti-Croce, Nicola Bernardini e Alessandra Carlotta Pellegrini. Previsti diversi interventi su un personaggio che,  dopo la sua fase dodecafonica (fu tra i primi in Italia a seguire la strada tracciata da Arnold Schonberg, partì per lidi assai lontani, mettendosi a metà strada come sintesi tra Occidente e Oriente.

La polemica. Avvenne dopo la sua scomparsa, quando una serie di compositori italiani – come Sergio Cafaro e Roman Vlad – dichiararono di essere i veri autori di alcune delle sue pagine. Cose mai dimostrate, a quanto pare, al contario del fatto che Scelsi per mettere nero su bianco le sue improvvisazioni usava trascrittori. Comunque sia la polemica in quegli anni fece il giro del mondo.

Chi volesse approfondire il personaggio può senz’altro visitare il sito della Fondazione www.Scelsi.it -: dal compositore intitolato alla sorella – grande ammiratrice della sua musica – ha sede nella stessa casa in cui visse negli ultimi venti anni della sua esistenza. Inoltre, per la comprensione di questa figura c’è a disposizione tra le ultime biografie “Giacinto Scelsi, Viaggio al centro del suono” (a cura di Pierre Albert Castanet e Nicola CisterninoLuna Editore).
In allegato: opera di Giacinto Scelsi