Ritratti 1/ Piacentini: “La Fotomusica è un profumo nell’aria”
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Consultanto le programmazioni dei festival di questo periodo capita spesso di incontrare anche i nomi di compositori che hanno portato alla ricerca il loro originale contributo negli ultimissimi anni. E’ il caso di Riccardo Piacentini, 51 anni, nato a Moncalieri, docente al conservatorio di Alessandraria, anche noto per avere proposto un linguaggio denominato “foto-musica”. Giovedì 30 luglio verranno eseguite sue musiche al festival di Alba, in Piemonte, insieme a quelle di altri autori: da Rossini a Sinigaglia, passando per Ghedini e Berio (sul palcoscenico il Duo Alterno, ovvero lui al piano e il soprano Tiziana Scadaletti).
“La Fotomusica? – fa eco al telefono -. Tutto è nato nel ’99 quando, su commissione della Fondazione italiana della fotografia, scrissi la sonorizzazione dell’Ottava Biennale di Fotografia di Torino. Si tratta della possibilità di utilizzare suoni ambientali originariamente non musicali e di inserirli tra quelli degli strumenti tradizionali”. I più addentro penseranno subito alla Novecentesca “musica concreta” del francesce Pierre Schaeffer (online si trova di tutto); c’è una parentela ma i due filoni alla fine sono differenti. Piacentini: “La Fotomusica vuole organizzare in modo sintattico i suoni dell’ambiente coi suoni degli strumenti, la musica concreta si concentra sui suoni degli oggetti, talvolta scollegandosi dal loro contesto”. E ancora: “C’è un profumo nell’aria”, aggiunge; e a volte l’atmosfera fa pensare a quelle create dalla “musica d’arredamento” di Erik Satie (per chi volesse ascoltare è appena uscito “La voce contemporanea volume 4”, sempre del Duo Alterno (edizioni Stradivarius).
“Ad Alba – conclude il compositore – eseguiremo il brano da me scritto per pianoforte Venexian. Si tratta di una partitura che fa parte di una triologia di lavori costruiti sulla base di melodie popolari di diverse città. Gli altri titoli sono Madrileno e Jian Su Jen“.
Ognuna di queste creazioni viene elaborata con “veste” contemporanea e inconsueta. In “Venexian”, per esempio, appare l’effetto clavicembalistico, ottenuto smorzando con un panno o un oggetto le corde del pianoforte; una parte del secondo viene suonata arpeggiando le corde dello strumento; una parte della terza usando il pedale di risonanza in maniera percussiva.
In allegato: “Gnossiennes No.1″ di Erik Satie