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Come il compositore John Cage, anche il compagno d’arte di una vita Merce Cunningham, il ballerino-coreografo americano appena scomparso all’età di novant’anni, aveva tra le sue fonti ispirative “I ching”, il libro cinese considerato da Confucio e usato perlopiù a scopi divinatori e probabilistici (si lanciano tre monetine che portano simboli, si sommano i risultati e si consultano le risposte; 64 le combinazioni). L’uso dell’oracolo come strumento per cancellare la volontà del “creatore”, che fu un’idea tipica, sia nella produzione musicale sia nelle altre, dell’epoca romantica.

Cunningham, dunque, un artista che sulla scia delle filosofie orientali ha introdotto il caso come processo di montaggio – le famose change operations – dando vita ai cosiddetti Events – che hanno portato in giro la Merce Cunningham Dance Company (MCDC), che è stata fondata da lui nel 1953 e che ora eredità totalmente la linea del maestro (ma pare che dopo un tour di ventiquattro mesi si scioglierà defintivamente).  Di fatto proponendo la scissione tra danza e musica e interessato al movimento nello spazio e nel tempo, il coreografo a proposito della filosofia zen applicata alla sua arte scriveva: “Credo che una delle cose primarie accadute è stata la pubblicazione de IChing, il libro cinese dei cambiamenti, da cui si può esprimere la vostra fortuna: il hexagrams”. Non solo caso e Cage, ci furono altri che per il binomio-musica collaborò con lui.

L’altro compositore contemporaneo con cui Cunningham collaborò molto ma di cui si parla meno è l’americano David Tudor, morto nel 1996. Negli anni Cinquanta, dopo l’attività di organista a lungo portata avanti, cominciò a collaborare con colleghi alle prese con nuovi linguaggi, tra i quali proprio John Cage: da subito si iscrisse alla MCDC del coreografo e dalla formazione e il suo fondatore ricevette diverse commissioni tra le quali le opere “Rain forest I” del 1968, “Fomeni“, degli anni Ottanta e Focus Virtuale (1990).
In allegato: balletto di Cunningham