Keiji Haino / La catarsi zen e il “rumorismo giapponese”
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Già, il rumorismo, o in francese “bruitisme”… Modi per definire l’arte dei rumori, una forma che la storia moderna vuole inventata nei primi anni del secolo scorso. Gli appassionati ricorderanno: il pioniere italiano Luigi Russolo…; le nuove concezioni interessarono diversi compositori durante e dopo; prendi Stravinsky e Varèse… Di acqua sotto i ponti da allora ne è passata e intorno (e con) al cosiddetto “rumorismo” in decenni e decenni si è fatto e detto di tutto. Dappertutto. E in Oriente? Gli esempi non mancano.
MitoSettembreMusica 2009, in collaborazione col Traffic Free Festival, porta a Torino un personaggio che è in campo da circa quarant’anni. Un personaggio, via via, diventato di culto. Lui è il giapponese Keiji Haino e l’appuntamento è per venerdì 18 settembre allo Spazio 211 del capoluogo piemontese (ore 22, ingresso gratuito): una performance voce-chitarra-elettronica-percussioni. Per gli appassionati di generi “estremi” una vecchia conoscenza. La sua musica viene definita anche “rumorismo giapponese”: nella rete non mancano sue performance per rendersi conto. Nei momenti culminanti quello che produce è “un muro sonoro di proporzione wagneriana”, certi osservatorio delle avanguardie sostengono.
La storia di Haino parte negli anni Sessanta. Un’epoca della sua parabola in cui si misurava con il teatro di Antonin Artaud. Il suo impegno musicale, per lui, giungerà successivamente, con la scoperta del rock e del blues. Diversi furono i progetti e tra i più noti c’è quello portato avanti con il trio Fushitsusha. Nel corso della sua carriera ha collaborato con “colleghi” di prima grandezza, da John Zorn e Derek Bailey. Vedere un suo concerto? L’obiettivo di Haino, ha sempre spiegato l’artista, è quello di provocare una sorta di effetto catartico, una condizione conosciuta come “zen satori”: nella pratica del buddismo l’esperienza del risveglio inteso in senso spirituale nel quale non ci sarebbe più alcuna differenza tra colui che “si rende conto” e l’oggetto dell’osservazione.
In allegato: un concerto di Haino.