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“Baires 1? E’  un brano che ho scritto qualche anno fa. Da molto tempo mi interesso a quelle musiche, a quel mondo che ruota intorno al tango. Dunque questo lavoro ne fa parte: originariamente per pianoforte e archi, a un certo punto ho pensato che conteneva materiali utilizzabili anche per una suite adatta a due pianoforti…”. Il maestro argentino  Luis Bacalov, classe 33, giovedì 22 ottobre è a Bellaggio (Grand Hotel Villa Serbelloni, via Roma 1; info: http://www.liszt2011.com/) in provincia di Como, a chiudere il festival dedicato a Franz Liszt: la sua presenza racchiusa in un’isola a sè titolata “Pianista compositore oggi“: un programma tutto all’insegna degli autori latini con qualche eccezione. Albeniz, Gardel, Ginastera, Piazzolla e Stravinsky. Con lui anche per il concerto a quattro mani la pianista e compositrice milanese Rossella Spinosa, in passato sua allieva in un corso sulla musica per il cinema.
 
Colonne sonore, musica per orchestra e da camera, direzione, concerti di pianoforte, composizione, arrangiamenti, didattica. C’è qualche progetto su cui ancora non si è cimentato?
“Beh, l’unica cosa che mi manca è quella che i francesi definiscono la grande opera. Da qualche anno sono impegnato a proporne una per la quale esiste già il libretto che ho scritto con degli amici argentini. La storia è incentrata sulla vita del più grande cantate di tango, Carlos Gardel. Musicalmente parlando ho già pronti molti appunti. Ora sono alla ricerca di un ente operistico che sia interessato alla produzione”.

Riguardo alla sua produzione di colonne sonore per il cinema che cosa ricorda, quali personaggi l’hanno colpita maggiormente?
“Sicuramente il regista italiano Federico Fellini. Tra le cose che allora mi colpivano era quella sua particolare capacità di appropriarsi degli altri a fini artistici. Lui aveva una grandissima passione per il suo lavoro. Continuava a lavorare anche quando dormiva”.

Maestro, vista la sua produzione assai variegata nei linguaggi, qual è il suo rapporto con la musica contemporanea…
“In effetti ho avuto diverse esperienze e questo è dovuto al mio approccio eclettico e curioso. Ci sono grandi musicisti, faccio l’esempio senza ovviamente voler fare paragoni, grandissimi come ShoenbergBoulez che nalla loro vita hanno avuto un percorso, come dire, lineare. Con tutti i distinguo che posso fare, trovo che la mia visione sia più vicina ai mondi di Stravinsky e Bartok, che hanno percorso diverse strade per poi riversare tutto nelle loro creazioni.
 
Arrivati a questo punto, nell’attuale Babele, si vede un futuro per la musica? Dove sta andando la ricerca?
“Il futuro è davvero un’incognita. I grandi pessimisti sostengono che ormai la musica, in un certo senso, è morta. E che si continueranno a ripetere le stesse cose. Io, invece, penso che quando c’è la libertà bisogna prenderla e vedere che cosa succede. E’ vero, gli stili, i linguaggi sono tantissimi: quindici, venti, chissà? Io credo che le novità e la svolta possano arrivare dalla trasformazione delle società, in senso multirazziale. Un giorno ci sarà un giovane, magari africano o asiatico, nato e vissuto in Europa o da altre parti, oppure viceversa, che come Debussy nell’Ottocento porterà qualcosa di veramente nuovo”.
In allegato: musiche di Bacalov