Storia / Il ritratto di Galina Ustvolskaja
Allieva di Shostakovich, dal quale però assorbì assai poco dello stile, venne a trovarsi piuttosto isolata, anche nell’ambiente intellettuale dei suoi colleghi, quelli facenti capo all’Unione dei compositori sovietici. La scoperta delle sue opere si può datare fine anni Sessanta; da quel momento in poi i suoi lavori sono stati programmati sempre di più negli enti musicali occidentali, ma non solo. “Le mie composizioni – affermava la musicista – non sono religiosi in senso liturgico, ma sono infusi con un spirito religioso, e secondo me sono più adatti per le presentazioni in una chiesa, senza introduzioni scientifiche e analisi (…)”.
Nell’articolo-ritratto pubblicato sulla musicista, definita la “scultrice del suono”, lo studioso Raggi mette in evidenza proprio questo ultimo aspetto: “Se la musica contemporanea ricorda la pittura – è scritto nel breve saggio – la Ustvolskaja è scultrice. Un buco nero che tutto risucchia. La sua musica pianistica ricorda la staticità riarsa di Erik Satie. Ieratica semplicità. Austera inesorabile, ossessiva. E’ capace di ribattere un accordo dissonante per decine di volte, annientando l’ascoltatore, incurante del mondo intorno a lei”. Sempre sulla stessa rivista web da non perdere, a firma dello stesso autore, un altro articolo dedicato ai personaggi di quegli anni, anzi prima, in Urss. In questo caso si tratta di Marija Judina, come recita il titolo: la pinista che commosse Stalin.
In allegato: musiche di Galina Ustvolskaja