Da Grisey a Dufourt / L’evoluzione? E’ spettrale
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Per l’incontro del 23 ottobre in quel di Milano – vedi conservatorio Giuseppe Verdi – sulla figura del musicista-filosofo Hugues Dufourt, sono scesi in campo alcuni tra i musicologi, studiosi e compositori di prima grandezza, sia italiani sia stranieri. Vedi Gianmario Borio, Alessandro Melchiorre, Jean Luc Hervé, Ivan Fedele e Tristan Murail. E ancora, stando ai programmi, gran finale in sala con un concerto dell’Ensemble Contrechamps, sotto la direzione di Tito Ceccherini. Proposta: il “Saturne” di Dufourt. Il tema dell’incontro, “La musica spettrale: bilancio e prospettive“, dà l’occasione per rispolverare e ascoltare almeno uno spezzone del genere nato dalle riflessioni del compositore francesce Gèrard Grisey. Per cominciare due parole sulla “spettrale”, ad uso e consumo di chi nella vita non fa lo studioso di cose di musica e nemmeno il compositore.
Il linguaggio musicale in questione è basato sull’analisi dei fenomeni fisico-acustici del suono, in netta opposizione con lo strutturalismo che prediligeva i rapporti numerici astratti. Fu proprio dal suo continuo indagare sulla natura intrinseca del suono (spesso con l’aiuto dei mezzi forniti dalle nuove tecnologie, quali gli spettrogrammi) che venne coniato, per descrivere la sua musica, il termine di musica spettrale (definizione del resto da cui lo stesso Grisey prese le distanze in anni più tardivi), nella quale si possono riconoscere certe influenze od affinità con i lavori di Giacinto Scelsi, che Grisey conobbe e frequentò negli anni nella sua residenza romana a Villa Medici. Chi volesse conoscere di più del personaggio Grisey e della sua musica, può attingere da un’intervista di Andrea Verrengia(http://www.andreaverrengia.com/sitostudio2/inita2/pubblicistica/interviste/grisey/grisey_text.htm). In allegato: musiche spettrali