Glass / Se le stringhe diventano minimaliste
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Il legame tra scienza e musica è antico. E in alcuni momenti storici – in particolare quello attuale – non pochi autori-ricercatori con la loro opera sono riusciti a esprimere questa alleanza in maniera non solo convincente ma anche eccelsa, con risultati davvero interessanti. Ed è su almeno uno di questi “esiti musicali” che il nuovo festival della Scienza “Orizzonti” che si svolge a Genova (dal 29 ottobre al 7 novembre) ha deciso di aprire i battenti. E a dire il vero non è la prima volta: la manifestazione, infatti, a mano a mano è sempre stata ben attenta a sottolineare le più diverse coniugazioni tra la scienza e le altre branche del sapere – matematica in testa – e delle arti plastiche e non. Ma veniamo al punto.
Lo spettacolo “scientifico” che verrà presentato (il 29, presso il teatro Carlo Felice) si intitola “Icaro ai confini del tempo“. Si tratta di una proposta realizzata a partire dal libro di Brian Greene: e le “sue” musiche sono state scritte dal compositore minimalista Philip Glass; l’adattamento scenico di Brian Greene e David Henry Hwang Installazione. Sul palcoscenico del festival: l’orchestra Filarmonica Novecento del teatro Regio di Torino diretta da Ezio Bosso; voce recitante Sonia Bergamasco.
Beh, di assai scientifico e progredito tra gli altri ci sono l’autore del libro da cui è stato tratto il libretto in questione e il compositore americano. Dunque, in assenza di ascolti precedenti della musica glassiana, ognuno immagini quel che vuole dell’opera. Un po’ di biografia. Greene è un fisico tra i sostenitori della teoria delle stringhe (http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_delle_stringhe). Americano, dal 1996 guida un progetto di ricerca mirato a usare la teorie delle super-stringhe per rispondere a quesiti di natura cosmologica. Il suo libro, diciamo, ha dato il “là” all’arcinoto Glass per scrivere le note e quant’altro della rappresentazione.
In allegato: musiche di Glass