Brubeck / Il jazz bianco e la guerra fredda
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Negli anni Cinquanta sdoganò i tempi dispari nell’alfabeto ritmico, ma anche un genere (il jazz) che fino ad allora veniva considerato prerogativa degli afroamerticani. Stiamo parlando del pianista Dave Brubeck, che in questo periodo viene celebrato sia in America sia in Inghilterra. Motivo: il suo novantesimo compleanno (il 6 dicembre), che stando alle notizie che circolano sulla vita del personaggio, passerà in compagnia della sua nutrita famiglia.
Vi ricordate il brano “Take Five” dal lui interpretato? Il giornale Times gli ha fatto un lungo articolo e Bbc Four trasmette il 3 dicembre un’intervista firmata dall’attore-regista-compositore Clint Eastwood. Una storia tutta da ricordare, la sua: è stato interprete di una musica più intellettuale (il “cool”) rispetto a quella che circolava ai suoi esordi. Quando il mainstream si aggrappava alle radici del blues. Introdusse la musica jazz nei campus universitari, fra un pubblico potenzialmente più ricettivo alle sue innovazioni.
Il Times attribuisce a Brubeck un notevole contributo alla “fine della Guerra Fredda”. Il jazzista americano, racconta il quotidiano britannico, era stato invitato a Mosca da Nancy Reagan per allietare con le sue note una sessione dello storico vertice sulla riduzione degli armamenti con Mikhail Gorbaciov, nel 1988.
“I colloqui non stavano andando troppo bene, e i vertici sovietici e americani se ne stavano seduti rigidamente nel salone delle feste dell’ambasciata, quando Brubeck e la sua band cominciarono a suonare Take the A Train“, il classico travolgente di Billy Strayhorn. “Improvvisamente i piedi cominciarono a muoversi, e comparvero i sorrisi – si legge sul Times -. Gorbaciov è stato visto imitare un assolo di batteria; e con lui l’austero generale che gli sedeva al fianco”.
Un attimo dopo, Brubeck si ritrovava a “firmare un autografo a Gorbaciov sul suo pass per il Cremlino”. “Dopo il concerto, gli animi si erano riaccesi e il summit divenne un successo» assicura il Times. “Sì, sì – ammette candido il musicista – un pò dovrei aver contribuito”.
In allegato: musiche di David Brubeck