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Una musica sulla crisi, i terremoti finanziari come fonte ispirativa. L’arte per esorcizzare. Beh, succede in Inghiterra dove il Financial Time ha chiesto a un autore di scrivere la “colonna sonora” dei mercati che crollano. C’è da credere che sia una prima assoluta in tutti i sensi. Lui, il compositore, è una firma del panorama britannico. E’ Julian Anderson, classe 1967, oltre agli studi accademici “ordinari”, nella sua formazione compaiono figure del calibro di Olivier Messiaen, Per Norgard e Gyorgy Ligeti.

Il compositore ha accettato di “musicare” i momenti chiave degli ultimi tre anni, tra ansie da pignoramento, crollo delle banche, crack di Lehmann, vertici del G20. “La musica, come ogni fenomeno naturale, è un saliscendi. Lo stesso per i mercati…”. spiega Anderson in un servizio dell’Ansa a firma Alessandra Baldini. Ma come viene vista (ascoltata) in generale, la produzione di questo autore. Critici e suoi editori parlano di “fresche melodie”, “vividi contrasti”, “forti impulsi ritmici” e di un “costante interesse nella musica delle culture tradizionali al di fuori della tradizione occidentale”. In particolare Anderson segue con attenzione la musica popolare dell’Europa orientale.

La commissione per questo compositore londinese è interessante anche per un altro aspetto. Apre, in generale, il discorso su una delle tendenze attuali. Negli ultimi anni, sia in Italia sia all’estero, sembrano essere aumentati gli autori che accettano sempre di più di cimentarsi con progetti che mirano a occuparsi dell’attualità e della storia contemporanea (per la verità all’estero è sempre accaduto). Non solo dunque musica, poesia, filosofia e quant’altro su questa linea. Ma anche descrizioni, realizzate in maniera differente rispetto al passato, di qualche decennio fa (quando a trionfare sul resto, spesso erano le ideologie), che possono avere tra gli scopi finali quello di documentare gli eventi. Anche in maniera sonora.
In allegato: musiche di Julian Anderson