Steiner e i suoni / L’altra faccia dell’antroposofia
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L’occasione è buona per dire qualcosa sulla musica antroposofica. Cioè il centociquantenario della nascita di uno dei più noti pensatori degli inizi del Novecento, Rudolf Steiner (27 febbraio 1861-30 marzo 1925): per dirla molto ma molto in soldoni e in sintesi, propugnò una via spirituale dell’esistenza e una forma di libertà. Questo, ovviamente, ebbe dei riflessi anche nel mondo della produzione dei suoni. Ma l’influsso della teosofia sulle avanguardie musicali del Novecento è un campo ancora in gran parte inesplorato “almeno in una saggistica che sappia fondere insieme l’approfondimento musicologico e la storia del pensiero teosofico”, scrive Alessandro Martinisi in articolo online su Arnold Shoenberg e la Teosofia.
“Fu durante due soggiorni berlinesi tra il 1900 e il 1920 che il compositore si interessò (a tratti molto intensamente) all’esoterismo. In entrambi i soggiorni egli venne in contatto con Wassily Kandinsky e Rudolf Steiner e, tra le sue letture di quegli anni, figuravano scrittori quali Balzac, Swedenborg, Strinberg e Helena Petrovna Blavatsky“, viene spiegato nel breve saggio. Tra i musicisti “teosofici”, nel senso per qualche verso legati agli insegnamenti steineriani, si segnalano Cyril Scott, Gustav Mahler, Sean Sibelius, Alexander Scriabin e Dane Rudhyar.
Sulla musica e la teosofia nelle librerie non specializzate sull’argomento, si trova molto poco. E un filone più che per addetti ai lavori, per i cultori della materia. Ma chi ne vuole sapere di più sull’argomento può per esempio cercare tra gli scaffali “L’esperienza della musica” di Claudio Gregorat – (compositore, interprete e maestro di coro), vedi http://www.rudolfsteiner.it/articoli/gregorat/sistema_tonale.html -. Si potranno condividere o meno certe idee, ma le teorie propugnate da Gregorat risultano culturalmente interessanti.
In allegato: musiche di Dane Rudhyar