Compositori / La vittoriosa “macchina” di Filidei
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“Si può sapere qualcosa di più sulla Danza Macabra di Filidei?”. Ancora prima di entrare nella notizia del giorno, non ci vuole molto per capire la considerazione di cui gode il succitato cognome. Basta fare un giro in Internet e, oltre ai soliti più o meno aggiornati curricula che si trovano sul personaggio, si possono scovare facilmente lunghi dibattiti su questo o quel forum riferiti proprio a lui, Francesco Filidei. L’esecuzione di una sua recente opera – trasmessa fra l’altro da RadioRai3 – ha appena vinto un importante riconoscimento, ovvero: “L’international Rostrum of Composers”. Ma chi è costui, si domanderà il pubblico meno in confidenza con la musica contemporanea e, in particolare, con quella organistica che si scrive oggi. E’ presto detto.
Pisano di nascita trasferitosi come non pochi italici cervelli oltreconfine, più precisamente in francia, 38 anni, è stato allievo di Salvatore Sciarrino e di Jean Guillou; dopo essersi diplomato in organo al Conservatorio di Firenze, si è anche specializzato in composizione al Conservatorio di Parigi. Ma prima di completare il suo profilo, veniamo all’oggi, che lo vede “celebrato” per aver scritto un brano dal titolo singolare (“Macchina per scoppiare pagliacci“), una partitura ispirata a un episodio degli anni Settanta, ovvero i funerali dell’anarchico Franco Serantini, morto in carcere in seguito alle ferite subite in uno scontro con la polizia durante una manifestazione – il brano è stato eseguito dall’Orchestra Sinfonica della Rai, nell’ambito dell’edizione 2011 dell’International Music Counci tenutosi a Vienna.
A parte il discorso strettamente tecnico-musicale, colpisce la scelta del “soggetto” per più di un motivo. Ancora non sono molti i compositori italiani che mettono la loro creatività al servizio di soggetti contemporanei, storici o quant’altro. Per trovare altri esempi bisogna aggirarsi sempre tra le nuove generazioni, oppure andare indietro nel tempo, a quando scrivere musica spesso ma anche volentieri – e per contesto storico – significava anche “impegno”. Diversamente dal tempo presente in cui, a detta di diversi addetti ai lavori, i compositori nettamente meno ideologici di un tempo, lavorano di più sul versante della “descrizione dei fenomeni”; come “cronisti musicali”. Ma ora ancora due parole su Filidei.
Francesco Filidei cerca con le sue opere, come ha affermato Sciarrino, di immaginare una musica privata dell’elemento sonoro, facendo rimanere solo lo scheletro, un suono leggero ma ricco. Come organista è conosciuto come interprete di Franz Liszt di cui ha interpretato l’integrale. Ha suonato come solista alla Filarmonica di Berlino, al Festival d’Automne a Parigi, al festival Archipel a Ginevra, alla Biennale di Venezia, a l’Ircam et al Forum Neues Musiktheater di Stoccarda.
In allegato: Francesco Filidei