Dove va la musica 7 / “Le nuove forme del sapere”
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Quali sono le novità nella musica? Che cosa si fa per ri-avvicinare il pubblico scappato per la complessità di certe avanguardie? Il critico Alex Ross sostiene che sul piano della fruzione la contemporanea è in ritardo… Interviene il compositore milanese Massimiliano Viel
1) Le novità a mio parere si possono trovare nel rapporto della tradizione della musica scritta (chiamiamola pure “musica contemporanea”) con media e tipologie di evento più tipiche di certa elettronica sperimentale o dell’art techno (vedi i casi ormai classici di PanSonic e R.Ikeda), come l’uso di video e la realizzazione di live performance audiovideo, di installazioni e l’autocostruzione di strumenti elettroacustici. Anche l’influenza di stili e sonorità prese dall’area più dance (nel senso più generale) e post-industrial ha a mio parere una notevole rilevanza nel definire un immaginario sonoro nuovo che non si arrenda, come invece fanno i peggiori esiti di pseudo musica classica di massa, all’ideologia sonora.
2) La fuga del pubblico ? Innanzitutto ritengo che il problema sia mal posto e che il ricorso alle “difficoltà di ascolti di certe avanguardie” per spiegare l’esiguità (rispetto alla massa) del pubblico sia più ideologico che reale. Come ben spiega il libro di W.Weber “The Great Transformation of Musical Taste” il pubblico ha abbandonato i compositori coevi ben prima delle avanguardie e della complicazione del linguaggio musicale (e cioè a partire dal 1830). In ogni caso credo che oggi sia importante puntare sullo spiegare il malinteso culturale secondo cui la musica è divertimento, mentre essa è innanzitutto una forma di conoscenza e la via regia per avvicinarsi ad essa non può fare a meno di esserne consapevole. Inoltre il pubblico va aiutato a sviluppare una sensibilità e una pazienza all’ascolto che tanti decenni di inquinamento acustico, televisione, mass media in genere e di falsa retorica da parte di chi considera la musica essenzialmente una forma di guadagno hanno distrutto sistematicamente.
3) Musica in ritardo ? Non credo sia una questione di ritardi, quanto del fatto che le arti plastiche sono entrate nella vita quotidiana da tanto tempo attraverso il design, la stampa, la televisione e il cinema, mentre la musica di provenienza “colta” non è mai veramente entrata nelle esperienze della vita di ogni giorno. Queste sono state più orientate dall’industria della pop music (con tutte le sue ramificazioni) e cioè della musica come prodotto e come puro strumento di divertimento. Ritengo che vada meglio definito e non accettato in modo ideologico il concetto di “difficile da ascoltare”. Non è che ad esempio Lady Gaga sia facile o difficile da ascoltare, ma è il modo di ascoltarla che può essere più o meno consapevole e raffinato così da cogliere quei dettagli di cui magari il pubblico di massa, abbagliato da look, coreografie e quant’altro, non riesce ad accorgersi.
4) La mia attività si divide tra quella di compositore, di ricercatore (sono PhD candidate all’Università di Plymouth) e di organizzatore (mi occupo delle attività di Sincronie). In questo periodo cerco di capire e di sperimentare attraverso la realizzazione di brani elettronici e strumentali cosa significa ascoltare e creare musica dal punto di vista del ricordo e riconoscimento di esperienze sonore. Allo stesso tempo non cessa la mia frequentazione già di lunga data del mondo elettromagnetico in cui siamo immersi come fonte di ispirazione sia dal punto di vista del paesaggio sonoro che da quello dei codici di comunicazione automatica.
In allegato: musiche di Massimiliano Viel