Pittori e musica / Materi: “L’elettronica senza genialità è una spina staccata dalla corrente”
Giornalista e pittore, Nino Materi è nato a Potenza e vive da molti anni a Milano: i legami musica e arte lo affascinano. La sua idea di pittura è sintetizzabile in una frase di Victor Vasarely: “L’artista non ha che una scelta giusta: annullarsi come persona a favore della sua opera e offrirla con amore all’umanità astratta”. Anche per questo ama abbandonare i suoi quadri in strada, osservando da lontano chi decide di raccoglierli portandoli via con sé.
La musica e la (tua) pittura: quali i legami…
“Note sincopate per una pittura gestuale, istintiva, Materi(ca). Nelle orecchie un brano dei Depeche Mode, nella testa una tela di Emilio Vedova”.
Tra gli elementi della modernità sonora c’è sicuramente l’elettronica. Che è suono non più necessariamente melodie e ritmi. Nelle arti visive?
“Anche l’elettronica può essere “melodia e ritmo”. Se vivesse oggi, Chopin userebbe il sintetizzatore. Realizzando un Valzer ancora più palpitante. Nel campo delle arti visive l’elettronica senza genialità è solo una spina staccata dalla presa di corrente”.
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Quale musica (non pop e rock, ma tra classica, contemporanea e jazz) rappresenta meglio il tuo mondo artistico? E perché?
“Un pittore che si chiama Moiso realizza spesso le sue tele “guidato” da una jazz band che suona al suo fianco. Un giorno gli chiesi se era una vera fonte di ispirazione o una semplice paraculata. Sono ancora in attesa della risposta. Per quanto mi riguarda, realizzare qualcosa di artistico significa ascoltare, silenziosamente, una “musica” interna che non so da dove parta e ignoro dove voglia arrivare”.
Per quale motivo il pubblico parrebbe più disponibile a incontrare le avanguardie e la contemporaneità delle espressioni plastiche più che le astrazioni della musica contemporanea?
“E’ vero. La correlazione tra avanguardie e “contemporaneità delle espressioni plastiche” – come le definisci tu – è percepito dal pubblico come un qualcosa di fisiologico. In campo musicale la stessa contaminazione è avvertita come un virus patogeno. Il Futurismo cercò di avvicinare questi due mondi. Fallì. Ma fu un tentativo coraggioso”.
Tra le tue opere ce ne è qualcuna che in qualche modo affronta direttamente o indirettamente la questione musica? Se sì, spiegala.
“Ho dedicato un ciclo ai dischi in vinile. Mi sono limitato a imprigionare in teche di vetro vecchi 33 giri, senza fare interventi pittorici. Volevo solo mettere “sotto vuoto” la colonna sonora di un tempo passato. A volte, la notte, mi sembra che da quelle teche esca della musica… “.
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