Maypole dance  (secondo brano primo volume 44 duetti per violino)  “Dal semplice al complesso”: come gli altri scritto da Bartòk per essere incluso nel metodo utile allo studio del violino dell’insegnante e musicologo Erich Dolphin, così si può definire “Maypole dance”, che da un punto di vista melodico – ovvero il canto (primo violino) – si basa su un’aria che si può definire “infantile”. L’ambito diatonico si presenta insieme a un accompagnamento con parti cromatiche. Si nota una caratteristica che spesso si ritrova nel modo di lavorare di questo gigante del Novecento, ovvero: l’estrema economia dei mezzi compositivi. C’è una grande abilità nel creare l’illusione degli spazi, attraverso l’incrocio delle due linee (primo e secondo violino, appunto); un effetto che nel creare una sorta di “tridimensionalità” spiazzano l’ascoltatore. Ventiquattro battute in tutto (tempo 2/2), un andante che nel primo violino “sfoggia” con sobrietà una melodia dallo stile popolare, con molta probabilità una canzoncina per l’infanzia: dall’inizio alla fine procede “intatta” senza complicazioni, piacevolmente diatonica. Nella melodia ecco la figura di un “pendolo”, con note alternate e note ribattute (per esempio re/si, re/si, do-do/mi-mi); tasselli che nel pezzo vengono ripresi con altre altezze.

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Secondo violino: qui il materiale è più complesso, sia per il ritmo sia per le sonorità che ne scaturiscono. E in fase cadenzale le note ribattute appaiono diverse rispetto all’andamento del brano. A partire dalla seconda riga – sempre nella parte del violino B – compaiono dei brevi cromatismi, che sottraggono la melodia all’”ingenuità”, a conti fatti più apparente che altro. Le due linee, mondi separati che dialogano. Il brano dunque nella sua semplicità e facilità d’esecuzione – adatto a chi con lo strumento è alla prime armi – è un “gioiellino” (l’opera è congeniata per accompagnare lo studente per mano, dagli inizi più facile verso le complicazioni degli ultimi brani) per che porta in sé soluzioni originali che rammentano appieno, seppure con poche note, lo stile dell’autore, vero “campione” della dissonanza (si veda la 15° e 16° battuta). Si avvertono chiaramente echi e sapori legati al folklore ungherese, a cui il compositore attinge a piene mani anche per queste brevi composizioni di carattere didattico.
In allegato: Maypole dance e altro