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Pazzesco, per due giorni non poche star della musica si sono viste un po’ ovunque, a portata di mano: nei locali, alle esposizioni, per strada. Ecco Michael Nyman notato a chiacchierare con amici davanti alla Villa Reale di via Palestro, il canadese Chilly Gonzales quasi commosso al museo dello Scala a «provare» il pianoforte di Franz Listz, l’ultra-bachiano Ramin Bahrami spuntato al Santeria per ascoltare un «live» elettronico. E ancora, Cesare Picco, che tranquillamente si gode la musica dei colleghi in un parco. E avanti così, per due giorni di musica non stop. Effetto Piano city, si dirà. Già, proprio così. Ma ora è tempo di bilancio. Al di là dei numeri complessivi – in questi casi spesso «mostruosi» (questa volta si andrebbe oltre le novantamila presenze) – il sold out si è registrato per i concerti prenotati (per esempio recital nelle case e nei cortili), e fortissimo è andata la nuova formula delle cosiddette «Piano Lesson», fa sapere il direttore artistico della rassegna Ricciarda Belgiojoso. Che fa notare anche come, probabilmente, l’interesse per il «dietro le quinte» musicale sia cresciuto e la gente sia decisamente più interessata a capire la musica, soprattutto se spiegata da grandi Maestri, e non solo «subirla», seppur attivamente, come spettatore. E ancora, l’offerta ampissima di generi: Milano stregata da mille musiche.

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Ca va sans dire, grande partecipazione di pubblico fin dall’esordio al termine domenica sera all’Ottagono, dove ha concluso il pianista jazz Enrico Intra che, a sorpresa, ha duettato con uno spettatore, il pianista svizzero Silvan Zingg, autore anche della foto che ha immortalato con un selfie il pianista-poliziotto in piazza San Sepolcro. Dulcis in fundo, un po’ di gossip: pare che un pianoforte sia arrivato in orario per il concerto e dunque è scattato il piano B, ovvero il recupero «al volo» di un altro strumento.