Tokyo è straordinariamente pulita. Piena di macchinette automatiche che vendono di tutto: si cerca di fare a meno dell’apporto umano per le sigarette, le bibite, il caffe, i biglietti del cinema e della metro. Questi costano da 1 a dieci euro. I cellulari funzionano sottoterra, ma nessuno ci parla. Tutti piuttosto li utilizzano per sentire musica e mandare messaggini. Ad ogni telefonino, quelli più cool sono di colore bianco, vengono attaccati dei ciondolini e pupazzetti. Ci sono meno ipod che a Ny, ma ad Akihabara è possibile comprarli usati. Qualche venditore ambulante di meloni gialli: due per cinque euro. La Sony nel suo palazzo di Giza ha messo in vendita una macchinetta fotografica che scatta la foto solo se il soggetto inquadrato sorride.
Il 90 per cento dei giapponesi adulti indossa occhiali. Gli uomini d’affari indossano abiti solo scuri, anche in piena mattina. Le donne con il kimono sono elegantissime, hanno le calze bianche, camminano più scomodamente delle altre per via delle calzature, e non disdegnano il rossetto cremisi. Bambine e bambini indossano le uniformi. Le bambine hanno delle gonelle e dei calzettoni bianchi fino al ginocchio: il problema è che indossano la medesima mise anche da adulte. In alcuni quartieri si vedono dei giovani straordinariamenti bizzarri nell’abbigliamento e nel modo di conciarsi i capelli.
Per il resto l’aria è davvero irrespirabile, ma non sono in molti a portare la mascherina davanti alla bocca. Ci sono delle sale piene di slot machine: si giocano biglie di color argento e si vince cibo. Chi legge i libri lo fa all’incontrario.
Le note di un bambino, per rispondere al sofisticato spirito di Sofia Coppola e del suo Park Hayatt.