[photopress:siena.jpg,thumb,pp_image]Il Monte dei paschi di Siena non è una banca normale. Essa è infatti in mano ad una Fondazione che ha quasi il 60 per cento del capitale. E la Fondazione è della Provincia e Comune di Siena: e cioè della politica. Le nomine in banca, anche quelle di medio livello fino a poco tempo fa, (oggi non ne ho prova) venivano fatte con il consenso della politica locale senese. Ieri ha annunciato a sorpresa di comprare l’Antonveneta. 20 giorni fa gli spagnoli del Santander l’avevano catturata per 6,6 miliardi. Ieri Mps se l’è pappata per 9 miliardi e per di più ha lascito agli spagnoli Interbanca (che dovrebbe valere 800 milioni di euro). Sul Giornale ho raccontato l’operazione pronosticando che sarebbe stato un sfacelo in Borsa, come puntualmente è stato. Non sono un guru dei mercati. Ma anche un bambino capisce che se qualcuno (gli spagnoli) guadagna tre miliardi in tre settimane, qualcun altro ci smena più o meno altrettanto in un istante. E così è stato. La morale è semplice: si tratta di un’operazione politica, i cui costi verranno scaricati sugli enti locali (in ultima analisi proprietari della banca) e dunque sui cittadini. E la botta (meno dieci per cento a Piazza Affari) subita ieri sul mercato sarà pagata dai piccoli azionisti di Mps. Oggi ci raccontano che è stata difesa l’italianità di Antonveneta. Ma va là: è stato protetto l’orticello della politica senese. E a pagare saremo noi.