La debacle del Pdl
Non ci sono dubbi che la batosta per il Pdl sia di quelle toste. Il pd non sorride. Il terzo polo, quello di Fini&co, è scomparso. Si può dire che il terzo polo oggi sia quello di Grillo, se non il secondo. Nelle quattro città principali sembra essere avanti al Pdl. E la Lega resiste in Veneto, ma crolla in Lombardia.
Un terremoto nella geografia dei partiti. Anche il Pd che sembra uscire con le ossa meno rotte, si trova due candidati bandiera, Orlando a Palermo e Doria a Genova, che non escono dal suo establishment. A buon titolo possono ovviamente metterci il cappello sopra.
Gli elettori si rispettano e non si ridicolizzano. Un errore che il centro destra non deve commettere. Anche la discesa in campo del Cav è stata ridicolizzata, così come prima quella della Lega. Mai errore più grosso fu commesso.
La classe dirigente del Pdl si deve dunque rendere conto che non paga solo la crisi dell’economia, non paga solo la guida del governo fino a pochi mesi fa, ma paga la sua totale assenza di una classe dirigente che si possa affacciare sul territorio.
Sia chiaro se il Pdl avesse candidato Superman probablmente avrebbe perso ugualmente. Ma non ai livelli di ieri. E’ possibile che a Genova un liberale doc come Enrico Musso (forse va al ballottaggio) era candidato del centro destra contro la Vincenzi e oggi si trova confinato nel Terzo Polo? Sì è possibile, tanto che il Pdl a Genova è ridotto ad un partitino.
E’ possibile che a Parma il candidato del centro destra sia dietro a quello dei Grillini? Evidentemente sì, se la città è stata amministrata con i piedi.
E’possibile che la lista del Pdl prenda (secondo le prime proiezioni tutte da confermare) dieci punti in più del suo candidato sindaco a Palermo? Sì se si sceglie la persona sbagliata. Vi ricordate quel disastro di Lettieri a Napoli (passato giro elettorale)? Stesso copione anche oggi.
Temo che il pdl, che non ha mai avuto una grande forza sul territorio, sottovaluti la costruzione della sua classe dirigente locale. Che la orribile legge elettorale di nominati e listini regionali l’abbia compromesso più di quanto sia avvenuto negli altri partiti. A poco vale l’obiezione che anche i grillini sono perfetti signor-nessuno anche nelle città in cui hanno fatto il loro exploit. Sono in una fase crescente e magica del loro movimento a cui tutto è permesso. Anche la lega ai tempi d’oro avrebbe eletto anche un cavallo; il Pdl agli albori riusciva a portare in parlamento illustri sconosciuti. Ma i partiti maturi e con alle spalle molti anni di governo hanno bisogno come il pane di trovare forze fresche e nuove per rinnovarsi e per parlare di nuovo con il proprio elettorale. Altrimenti muoiono.