La Grecia, l’Euro, l’Italia
In questi giorni e in queste ore non si fa che parlare degli errori del governo Monti. Cosa dovrebbe fare, quali tagli dovrebbe operare e quali tasse ridurre. E figuratevi un po’ se il cuoco non condivide. Ma attenzione, rischiamo di commettere lo stesso identico errore che alcuni fecero in autunno con il Cav. Cari commensali c’è del marcio in Europa, l’Italia ne fa parte, ma non ne siamo l’unica causa. Neanche Mazinga Z a Palazzo Chigi sarebbe riuscito a risolvere da solo il problema dell’euro, figurarsi Robocop-Monti.
La questione, come abbiamo cucinato altre volte, è tutta politica: tocca capire se l’Europa è un gruppetto di nazioni che vanno per conto loro, ma con la stessa moneta. Ovvero una cosa sola che ha pure, come accidente, la stessa moneta. Vabbè di questo ne abbiamo già discusso e sapete come il cuoco la pensi.
Ma voglio riflettere sul domani, inteso come quello delle prossime ore.
E il futuro si chiama Grecia. Se Atene dovesse uscire dall’euro, sono cavoli neri. Non vi fate tante illusioni e non vi fermate a questa apodittica conclusione. Sono cavoli per motivi prettamente socio-psicologici.
Lo scenario è il seguente. Un venerdì sera, la Grecia decide di convertire i suoi euretti in Dracme. Tralasciate tutte le considerazioni tecniche-economiche e le prosettive. Pensate solo all’annuncio. Già mi immagino Tg di tutto il mondo che riprendono l’apertura delle banche elleniche il lunedì mattina. Con i risparmiatori in fila davanti agli sportelli e ai bancomat per portarsi a casa un po’ di residua valuta pregiata (cioè l’euro ancora non svalutato in dracma) dai forzieri delle banche. Magari le stesse file potrebbero arrivare, grazie alle soffiate che noi greci-latini conosciamo bene, anche prima dell’annuncio ufficiale.
Ecco: code alle banche. L’inizio del patatrac in un’economia capitalista è questa. E da noi che siamo a poche centinaia di chilometri e con la Spagna che a quel punto sarebbe anche essa ad un soffio dal burrone, che pensate si faccia? La paura sarebbe forte, irrazionale ma fino ad un certo punto, e ci metteremmo preventivamente in fila. Alimentando così la propagazione del virus: autorealizzando la profezia dell’uscita dall’euro.
Anche in questa cucina che ha affezionati clienti, ma tutto sommato non così sconfinati, si ha timore a servire questa pietanza. Il cuoco non vuole contribuire a cucinare il piatto con cui rischiamo di venire soffocati. Ma cari commensali una cosa è certa: l’uscita della Grecia dall’euro non è una cosa buona. E non per le sue ragioni economiche (il suo pil è inferiore a quello della sola Lombardia), ma quell’effetto contagio che creerebbe in un solo istante.
C’è solo da augurarsi che i politici europei, che hanno ora in mano il pallino della crisi, sappiano gestire con accortezza una materia così delicata. La storia insegna che le grande crisi, nascono ovviamente sul mercato, ma vengono amplificate e propagate da errate scelte politiche.