Treni&concorrenza. I piani di Renzi
Il principio, per carità, è giusto. In Italia negli ultimi anni sono proliferate le cosiddette Authority indipendenti. C’è ne sono per tutti i gusti. Il governo però deve parlare chiaro. Un paio di giorni fa l’esecutivo ha spuntato, e di molto, le armi all’ultima nata sotto la stella di Monti: quella che si occupa dei trasporti. Ha tolto i poteri sanzionatori, mettendo un tetto ad un milione di euro. E anche per la questione chiave delle tariffe (si pensi a quanto la società Rfi, del gruppo Ferrovie dello stato, affitta i binari) si sono ricentralizzate le funzioni. Se il disegno del governo è quello di razionalizzare il numero delle Agenzie indipendenti e accorpare le funzioni ben venga; si potrebbero attribuire nuove direzioni alla storica Antitrust, fondere le comunicazioni con la privacy e così via.
Ma l’operazione del consiglio dei ministri di venerdì sembra dettata da una logica diversa. Intanto a guidare l’Authority dei trasporti è Andrea Camanzi (con un passato all’Authority oggi guidata da Cantone) un grande amico e sostenitore di Pierluigi Bersani. E’ quella sinistra romagnola che oggi non gode di grandi favori nell’entourage renziano. L’authority non è stata cancellata, ma depotenziata. Il che vuol dire che il suo ruolo comunque esiste, le sue strutture comunque sopravvivono. Il sapore non è dunque quello di una razionalizzazione, ma rischia di essere quello di una piccola battaglia intera al Pd.
A ciò si aggiunga che nei trasporti sono almeno tre anni che si sta consumando un faccia a faccia, piuttosto teso, tra le Ferrovie dello Stato e la Ntv-Italo oggi guidata da Cattaneo. In ballo anche un procedimento, che se si applicassero le vecchie sanzioni potrebbe portare ad una multa per la controllata pubblica di 100-150 milioni di euro. Cosa succede con il decreto legislativo approvato e la riduzione del potere sanzionatorio dell’Authority? Si condivide lo schema Severino per cui i procedimenti amministrativi hanno efficacia retroattiva o in questo caso si applica il nuovo e più generoso set di sanzioni? Insomma l’Agenzia guidata da Camanzi ha in mano un dossier bollente. E per di più in un mercato che, come quello delle telecomunicazioni dieci anni fa, si sta lentamente aprendo alla concorrenza. E del tutto evidente che il governo proprietario non solo delle Ferrovie dello Stato, ma anche dei binari su cui costruire la concorrenza, è, annullando il peso dell’Authority indipendente, in un conflitto di interesse grosso come una casa. Non è un mistero che Matteo Renzi voglia dare una svolta al gruppo ferroviario e che non sia soddisfatto degli attuali vertici. Nel tam tam romano si dice che la mossa su Camanzi sia solo il primo passo: si procederà poi alla sostituzione dei vertici delle Fs e ad una quotazione dei treni sul mercato. In questo scenario la concorrenza deve essere tenuta a bada. Utile per il Tesoro affinchè si lucidino le maniglie dei Frecciarossa, ma non così vantaggioso per i consumatori che dalla concorrenza ottengono ciò che sto loro più a cuore: prezzi e servizio migliore.