Botta dal fisco, botta sui risparmi
La cosa funziona eccome per le casse del Tesoro. Molto meno per le tasche dei contribuenti-risparmiatori. Stiamo parlando della politica monetaria ad interesse zero. Facciamola semplice. Il debito pubblico deve essere piazzato con i famosi Bot e Btp. Meno il Tesoro paga di interessi e più diminuisce la spesa pubblica per interessi. Il che è positivo: diminuzione della spesa pubblica e, direbbe l’ortodossia contabile, minori imposte. Ma è del tutto evidente che ciò non stia avvenendo.
Entra in gioco a questo punto una terza pedina, che rende la situazione dei risparmiatori-contribuenti ancora più dolorosa. Come impiegare i propri risparmi diventa infatti una roulette russa. La Borsa, il mercato azionario, scricchiola; e, per definizione, oltre ad essere rischioso, è di questi tempi troppo volatile per cuori non allenati. Le obbligazioni societarie corrono i medesimi rischi. Resta il cosiddetto mondo dei Bot people: di coloro che per anni hanno investito in titoli del debito pubblico. La buona notizia, si fa per dire, è che i mercati si fidano ancora così poco dell’Italia che i nostri tassi di interesse non sono negativi. Avete capito bene. In molti Paesi del mondo la procedura è la seguente: i risparmiatori (in realtà lo fanno solo le banche) comprano i titoli di Stato per parcheggiare la loro liquidità in porti sicuri e, invece di avere in cambio un interesse, lo pagano. Una sorta di commissione per stare al sicuro. Bella forza. Per la verità ciò sta succedendo anche in Italia per quei titoli che scadono dopo pochi mesi.
È controintuitivo. Io presto soldi a qualcuno e questi, per accettarli, vuole un interesse? Roba da pazzi. O, meglio, roba del 2016. Il tesoro italiano – che, vista la dimensione del suo debito, è il miglior specialista nella gestione dei titoli di Stato – si è inventato un nuovo Btp. Quello denominato «Italia», rivolto proprio ai risparmiatori. Le durate vanno dai 4 agli 8 anni. L’ultima tranche da 8 miliardi è stata venduta proprio ieri. Questo Btp ha la caratteristica di proteggere dall’inflazione: se i prezzi aumentano, sale anche la cedola. Ebbene, quest’ultima emissione fornisce un rendimento dello 0,4 per cento reale all’anno per i prossimi 4 anni. Ve la mettiamo più semplice: 10mila euro prestati allo Stato generano interessi annui per 40 euro. Una cuccagna. Che, peraltro, è inferiore al costo della tenuta del dossier titoli e dei relativi bolli introdotti dal governo Monti e incrementati da quello Renzi.
La morale è che gli italiani sono mazziati due volte. Come risparmiatori non beccano più un euro dai propri investimenti e come contribuenti non vedono ridursi le tasse.