Non siamo un paese di ‘ndranghetisti
Sabato 6 luglio 2013 – Santa Maria Goretti, Vergine e Martire – Compleanno di Martina
… Fra me e me…
E tre! Il Consiglio comunale di Taurianova, la mia città natale, è sciolto per mafia per la terza volta.
Praticamente, come Casal di Principe e pochi altri Comuni. Allora, mi chiedo, siamo un paese di ndranghetisti? Siamo noi a gravare sul Pil per un buon 3,5%? Cavolo! Mi dico fra me e me. Ma, allora, bisogna fare qualcosa. Bisogna che ci denunciamo l’un l’altro e che diciassettemila taurianovesi ci andiamo a costituire alle Forze dell’Ordine e, poi, trasferire nelle patrie galere, gettando la chiave nel cesso. Poi, mi guardo intorno. Mia madre… La mia Famiglia… I miei Amici… I miei vicini di casa… Le schiene curve degli anziani braccianti seduti alle panchine della villa comunale… Le vecchie raccoglitrici d’olive – una vita passata piegate a quattro zampe, come bestie – che vivono, vedove, in una stanza con gabinetto dietro la tenda, eternamente sedute fuori casa per parlare con qualcuno… I giovani pieni di sogni e progetti, che studiano e hanno già il bagaglio pronto per trasferirsi al Nord, dove il lavoro c’è (?)… È questo il popolo ndranghetista? Ma, per cortesia, non diciamo stronzate! Il guaio di questa nostra Italia, dalle Alpi di Marchionne alle piramidi di Lampedusa, è la malapolitica, il malaffare che evapora dalle urne prima ancora che vengano capovolte, svuotate e svelate. Il dramma di questo Stivale di Appennini e Piane è la promessa elettorale. Il maledetto strumento politico della promessa. Un posto di lavoro per il figlio, la concessione edilizia, l’oblio sulle imposte da pagare, un assessorato che non si rifiuta a nessuno… Ecco, l’inculata! Molti ci credono e li votano e, per pentirsi, poi, hanno cinque lunghissimi anni. Troppi. Sono cinque bilanci comunali. Cinque possibilità di fottere il popolo per un anno. E, dunque? Come salvare i cittadini dalla trappola dei politici, o, meglio, dei politicanti? Scegliendoli muti, i presunti rappresentanti del popolo? Impedendo loro di promettere quello che sanno bene di NON DOVER promettere? Eh, già: il guaio, per loro, infatti, non è non poter mantenere, ma NON DOVER MANTENERE. E quella sarebbe la soluzione! Perché ognuna di quelle promesse è un atto mafioso contro qualcun altro. L’elettore non deve chiedere la contropartita e il candidato non la deve promettere. Il voto deve essere libero da ogni lacciolo contrattuale. Bisogna votare per chi veramente vuole amministrare secondo le Regole della Legge, non per chi cerca di dimenticarle a singhiozzo. Quel singhiozzo, fra una regola e un’altra, si chiama mafia ndrangheta camorra sacra corona e chissà come altro…
E, allora, anche Taurianova si curi il singhiozzo! E si affidi ai giovani. Licenzi tutta la mia generazione e quella precedente. Siamo vecchi e abbiamo il singhiozzo cronico. Si fidi delle foglie verdi, di destra, di sinistra, di centro. Crei maggioranze e minoranze contrapposte, ma giovani, fresche, sane.
… Fra me e me…