Da figlio a Padre: mi manchi.
Domenica 4 agosto 2013 – San Domenico – Onomastico Papà – Casa
Che grande fortuna, la mia. Nascere da un Padre Enorme come Mimmo Spirlì. Me ne sono reso conto fin da bambino, quando interrompevo i giochi coi miei compagni, per seguirlo ovunque. Mi attaccavo al suo calzone ed entravo nelle “stanze degli adulti“. Mai che mi abbia tenuto lontano, fuori dai suoi impegni ed interessi. Ero la sua ombra e da lui respiravo la sua Essenza. Sapeva di buono e di Bontà. Era tenero coi deboli e duro coi potenti. Ma conosceva l’arte della diplomazia e, per ottenere grazie per i bisognosi, piegava la sua, di schiena, per salvare la loro. Mi ha educato alle arti e alla cultura. Alla politica e alla religione. E al loro contrario. A tutto il contrario che avrei potuto incontrare vivendo. E, così, non ho mai conosciuto la paura. Mai. “Dietro l’angolo, c’è altro da fare”: questo mi ripeteva. Non si scoraggiava mai. Lavorava incessantemente, rispettando le regole. A volte, dettandole. Mi ha spinto a viaggiare. E quando non era possibile partire fisicamente, metteva in moto la mia immaginazione. Fervida quanto la sua, grazie alla sua. Era il Papà che tutti i miei amici avrebbero voluto avere. Alcuni, lo hanno scelto come amico, proprio per poterne godere più da vicino. Ne sono sempre andato fiero, del mio Mimmo. E mi è sempre piaciuto condividere con lui tutte le mie storie di vita. Sapeva tutto di me: dalle gioie ai dolori, dagli amori agli allontanamenti, dalle amicizie agli abbandoni. A lui raccontavo di me. Anche quando mi innamorai per la prima volta di un uomo, gli dissi. Lo seppe per primo, rispetto a tutti…
1 Settembre 1985 – S. Egidio abate Taurianova
Dopo tutti questi mesi, è venuto il momento.
Sì, ne sono convinto: non è un capriccio, questo è amore vero. Posso finalmente parlarne con papà. Entro nel suo studio, lui è impegnato a scrivere il testo di una delle tante conferenze sulla storia della Calabria, che tiene in giro per l’Italia.
Batte ancora sulla sua Olivetti lettera 22, ed è come se suonasse uno strumento musicale.
È assorto nei suoi pensieri
«Sai, papà, questa volta credo di essermi innamorato di un uomo». Aspetto la sua reazione.
Il concerto cessa, papà abbassa i suoi occhiali sulla punta del naso, mi guarda e sorride dolcemente: «Sei felice? Perché se tu sei felice sono felice anche io… Se, poi, me lo vuoi presentare, questo tuo nuovo amore, la casa, lo sai, è aperta».
Ne nasce uno ogni cinquecento anni di Padri così.
In realtà, il mio grande amore è Lui.
Ho allungato la mano sulla scrivania per cercare la sua e Lui ha fatto lo stesso per cercare la mia. Le abbiamo strette contemporaneamente guardandoci negli occhi. Leggendoci nel cuore. (Da “Diario di una vecchia checca – Minerva Edizioni)
Oggi sarebbe stato il suo onomastico: lo continuava a festeggiare il 4 agosto, nonostante la Chiesa avesse spostato la festa di San Domenico all’otto dello stesso mese. E tutti noi, la sua famiglia, continuiamo a festeggiarlo con lui in questo giorno. Messa, cimitero, pranzo con la torta “alla vecchia maniera” con la scritta Auguri in corsivo inglese.
Ma mi manca. Ancora. Dopo 14 lunghissimi anni. Mi opprime il peso di questo distacco. Non accetto la regola della morte. Non gliela passo questa ineluttabilità. Mi oppongo con forza al non ritorno. Mi sono costruito il “Mondo a fianco”, per poterlo sentire e fissargli degli appuntamenti ad un domani che non viene mai. Lo vedo nei sogni, questo sì. Lo immagino. Come mi ha insegnato lui. Gli parlo. Anche in mezzo alla gente. E mi sembra di vederlo seduto a fianco a me, quando guido la macchina. Ah, sì! Lì ci facciamo delle lunghissime chiacchierate intime. Ultimamente mi ha detto che molto di quello che scrivo, lo condivide. Ma non gli piacciono le parolacce. Gli ho promesso che ne dirò di meno.
Buon onomastico, mio Unico Enorme Vero Compagno di cammino. A Te, che sai di me, regalo il mio ultimo tratto. Quel che resta. Convinto che guiderai i miei passi sulla strada che ho scelto per tornare a Te.
… fra me e mio Padre… col cuore in mano