Quelle cinquantenni col vizio dei giovanotti
Sabato 7 dicembre – Sant’Ambrogio vescovo – Taurianova
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A sentirle parlare, sembra di essere rientrati in una caserma di tanto tempo fa. I discorsi, fra loro, scandalizzerebbero anche più di una di quelle signore della strada, che pur ne hanno viste di cose dell’altro mondo. Se non altro, almeno in fatto di sesso. Eppure stiamo parlando di donne borghesi, professioniste, manager, funzionarie, politiche. Donne del Sociale. Della Solidarietà umana e della Carità cristiana. Spesso, Mamme. Tutte trasformate in amazzoni in cavalcata furiosa verso le mutande di giovanottoni freschi di doccia in palestra. Dei quali celebrano le prodezze sessuali, le misure e la tenuta. Oppure sanciscono la pochezza mentale, la pessima qualità delle prestazioni, l’inaffidabilità. A seconda di come stia andando o sia finita la tresca.
Un golf esclusivo in cachemire, il giubbotto in pelle, le scarpe gridate anche nei lacci, un orologio. Il viaggio a Parigi, o Londra. O al mare dei Tropici. E denaro. Un carosello di regali. Mortificante. Perché dietro ad ogni donazione, c’è la speranza, anzi la pretesa di essere sbattute su un letto, su un tavolo, una lavatrice, dentro al portone di un condominio, in automobile, nel cesso del ristorante. Senza pietà. Senza rispetto. “Sono la tua puttana”, soffiano alcune all’orecchio del bamboccione che, di suo, sogna la fettina panata di mammà. Ma, Guai! a trattarle da puttane. Non ci credono nemmeno loro. Quella roba lì la chiedono solo a slip abbassato. Ma, appena si sono ricomposte, cambia la sinfonia. Tu sei di loro proprietà! Appartieni a loro. Quasi uno schiavo acquistato al mercato. Senza diritti. Senza desideri, se non quelli che loro stabiliscono per te. Senza libertà. Perché te l’hanno pagata e ritirata come un documento che non ti serve più. O, forse, ti servirebbe per scappare. Dalle loro grinfie. E, loro, le amazzoni infuocate, questo non lo possono permettere.
Se cerchi di scappare, povero pischello, ti sputtanano. Con tutte e tutti. Ti denigrano. Dicono che ti hanno coperto d’oro. Che sei una marchetta. Un mantenuto. Le senti blaterare in tv, nei salotti fintobene, sedute alle tavolate pacchiane di gente come loro. Sono mignotte e si celebrano da sante. Pretendono di essere il verbo e la nuova generazione di donne. Ma sono la più antica corporazione del mondo.
Eccola, la putrefazione della parità: le donne, alcune e non molte – anche se sempre di più – hanno assorbito la sindrome del cacciatore, un tempo di sola prerogativa maschile. E più scolarizzate e affermate sono, più ammalate diventano. Forse perché hanno poco tempo per fare famiglia e un appuntamento con un montatore a orario lo possono segnare sull’agenda con minore senso di colpa che se fosse per un figlio o un marito. Si programmano la giornata, trombata compresa. Ti pensano, di tanto in tanto, solo per asfissiarti di sms e whatsapp. E controllarti, affinché nessun’altra amazzone possa impadronirsi di te. Poi, a impegni quotidiani estinti, eccole arrivare. Sembra mangino, ma pensano al sesso. Sembra parlino, ma pensano al sesso. Sembra seguano il film al cinema o lo spettacolo a teatro, ma pensano al sesso. Ti hanno già apparecchiato il dopocena, dopocine, dopoteatro. il dopotutto. Perché, dopotutto tu sei pagato. Cosa pretenderesti? Uscire con gli amici? Tornare da mamma e papà? Chi paga, comanda. E loro, le sante mignotte, pagano.
… Fra me e me. Senza offesa. NinoSpirlì