La moda vegetariana
Sabato 10 Maggio 2014 – Sant’Antonino – Gioia Tauro (Studi SUD canale 656 dt)
Ops! Oggi è il mio onomastico: lo avevo dimenticato! SUD mi sta “prendendo la testa”, ma va bene così. A breve, ne parlerò… Comunque, auguri a me: sarà l’occasione giusta per regalarmi un’uscita stasera.
Ma non è di questo che voglio parlare… Ho ben altra considerazione da fare, e non so se farla col sorriso sulle labbra oppure col fumo al naso e il sangue agli occhi.
Gli Italiani stanno diventando stupidi!
Quasi quanto certa gente d’oltreoceano!
Noi, il Popolo della Terza Via, dell’In medio stat virtus, stiamo scendendo la china degli eccessi, delle esasperazioni sconsiderate, delle esagerazioni ottuse.
Una su tutte? C’è una frangia di italiani, sempre più incazzata e pedante, che sta “avvelenando” (si fa per dire) i rapporti fra le persone. Si tratta di quel popolino periferico di vegetariani integralisti. Diamo, ad esempio, un’occhiata alle pagine dei social network: ce ne faremo un’idea ben precisa. Mangi carne? Fosse anche solo una polpetta della nonna? Sei uno stronzo, e, per di più, disinformato! Ancora mangi la bistecca? Mengele, in confronto a te, era un angelo del cielo. Il consumo di “carni minute”, tipo coniglio per intenderci, ti fa cancellare dalle liste degli umani. Il pollo (perché è antipatico) è veleno puro e chi lo mangia è pure stupido. Il pesce è concentrato di morte: una sardina in mezzo al pane è già motivo per farti considerare una nullità, per giunta suicida. I grandi animali sono fratelli intoccabili, se li macelli dovresti avere l’ergastolo. Manco le uova, devi avvicinare: sono vite in pectore: come fai a impedirne la nascita? Il latte? Ahahahah, che fai bevi la tua condanna? Formaggi? Sei arretrato e disinformato! E così per tutto il mondo animale e suoi derivati.
Insomma, se siedi a tavola e davanti a te non ci sono una ciotola di semi, una lattuga e una carota, sei una vergogna del Creato!
Vuoi bere? Solo Thè verde Midori, oppure bianco dell’Himalaya, o thè spezzato tibetano, con aggiunta di cannella, garofano, e due o tre fiori colti all’alba nelle vaste distese d’alta montagna. Oppure, un buon bicchiere d’acqua superpurissima d’alta quota, imbottigliata in vetro vergine.
Olio? Devi stare attento se le olive o i semi abbiano toccato terra o siano state raccolte con la punta dei polpastrelli, lavati opportunamente con saponi vegetali e certificati.
Banditi i meravigliosi dolci tradizionali: ordine tassativo, dimenticare burro, uova e latte. Sostituirli coi derivati della soia (transgenica!) o di alcune radici giapponesi o della fredda tundra siberiana.
Miele? E’ frutto della violenza alle povere apette. Marmellata, forse. Se di bacche e frutti selvatici, è più apprezzata.
E, poi, le farine! Quelle devono passare sotto le forche caudine: le più comuni, quelle più comode da reperire, vengono mortificate e sputate, le altre, quelle più costose e impossibili da trovare, vengono osannate in ogni post di Fb e raccomandate dalle massaie laureate alle università del ViverSano.
Insomma, un’Italia sempre più snob e radicalKitsch! Che, frustrata e ignorante, cerca nelle provocazioni un motivo per esistere.
Non è certamente eliminando il consumo di carne, che ci si fionda al centro della spirale dell’equilibrio universale, ma rispettando le proporzioni e le condizioni. Per secoli abbiamo convissuto col resto del Creato “usandoci” a vicenda. E sacrificandoci gli uni agli altri, uomini, animali, piante e minerali. Abbiamo “dosato” le nostre presenze e le nostre rispettive necessità. Per ogni uomo mangiato dalla tigre, c’era un vitello diviso fra le famiglie. Per ogni lattuga strappata alla terra, c’era un seme rubato dal vento. E così per millenni.
Poi, è nata la noia. Quella umana. E il cervello ha preso altre vie. Le peggiori.
E ha costruito teorie e dogmi. Inutili e dannosi.
Amo gli animali e li curo e ne difendo i diritti. Soprattutto, quello alla vita. Libera. Ma non cadrò mai nella trappola degli eccessi.
Apprezzerò sempre lo spezzatino della mamma, le polpette di nonna e una fiorentina all’anno. Berrò il latte che, unico alimento, mi conforta nelle sere d’inverno. Spalmerò il burro sul pane tostato del mattino. E mi coprirò di pelo, se visiterò le fredde foreste del Canada o viaggerò per fiordi norvegesi. Ma, nello stesso tempo, lotterò perché gli uomini smettano di sentirsi padroni del mondo e perché gli squali non arrivino fino a riva a magiare bagnanti. Mi batterò perché spariscano gli allevamenti intensivi e anche la malainformazione.
Tutta la malainformazione. Soprattutto quella che vorrebbe rivoluzionare la storia dell’uomo, trasformandolo in un ottuso finto erbivoro.
(Che, poi, fra l’altro, anche le piante, se recise, urlano…)
Fra me e me. In attesa di tornare a casa e mangiare una carbonara con guanciale, uova e pecorino.