Venerdì 27 giugno 2014 – San Cirillo – Redazione SUD, seconda area industriale Porto di Gioia Tauro

(Foto del Porto scattata dalle finestre della Redazione SUD)

Arrivano!

Le navi della morte siriana, le navi dei gas letali di Assad, arrivano in Italia. Tra domenica e mercoledì sono attese al porto italiano di Gioia Tauro. I proprietari di natanti e gli armatori sono già stati avvisati: nessun legno o affine potrà entrare o uscire dal bacino. E, tantomeno, avvicinarsi al porto durante tutta la fase di trasbordo.

Noi di SUD, Redazione e Produzione, lavoriamo praticamente a duecento metri in linea d’aria. Ci dovremo munire di maschere antigas? No, perché mi chiedo: i militari americani e quelli italiani le indosseranno, vero?

E i 180.000 italiani che vivono nella Piana di Gioia Tauro sarebbero figli di troia che devono crepare per l’ansia o, l’eventuale fuga di gas?

E, l’eventuale vittima dell’eventuale fuga di gas, in che ospedale dovrebbe arrivare? In uno dei cinque sei chiusi nella Piana negli ultimi anni? In uno dei Pronto Soccorso CHE NON CI SONO???

Potrei offendere il Cielo, se non ci tenessi così tanto!

La cosa che mi fa schifo fino ai villi intestinali è che nessun mezzo di comunicazione nazionale, nessun foglio stampato con l’inchiostro, nessuna poltrona ministeriale, nessuna poltrona regionale, provinciale, comunale, di circoscrizione, quartiere, strada, nessun condominio, appartamento, monolocale o singolo cittadino ne parli.

E’, forse, un modo per evitare allarmismi? O per prendere le distanze? Oppure il risultato di affidabilissime e certe analisi dell’evento, che confermino la sicurezza dell’operazione?

Nell’ultimo caso, chiediamo che vengano autorizzate visite guidate di scolaresche fino alle navi; dalle scuole d’infanzia fino alle università. Che si possano accompagnare gli anziani dei circoli ricreativi e delle case di riposo. I disabili di ogni disabilità. E, poi, i cittadini interessati e i curiosi.

Sarebbe bello, considerata l’attestata sicurezza delle operazioni, che ci venissero a presenziare quel Lupi che le ha volute, difese e garantite. E il suo fedele compagno di partito, quel dimesso scopelliti, presidente della Rreggiòne Calabria, che ne ha certificato la bontà e la salubrità, tanto da permettersi di definire i sindaci della Piana conigli e non leoni.

Questa apparecchiata di guerra non offende solo la Calabria e la Sicilia dirimpettaia, ma tutto il nostro Paese. Da Predoi a Lampedusa.

Offende la Costituzione d’Italia. Offende la nostra cultura pacifica e pacifista. Offende l’Unità dei Popoli Italiani, che a fatica, tentano l’unione.

E celebra l’arroganza del potere di pochi marioli che marciano con scarpe chiodate sopra le nostre teste, da Predoi a Lampedusa. Senza rispetto e senza sentimento.

Non è l’Italia per la quale vivo, lavoro, accetto le sofferenze e nutro le speranze, questa.

Non il Paese che ho voglia di difendere da qualsiasi attacco, interno o estero.

Non è Casa mia, da proteggere da ogni mafia e tutte le bande di corrotti.

Non è l’Anima mia, il mio Tricolore, la mia Storia, il mio Dante, Leonardo, Colombo.

Questa è italietta in ginocchio. Stivaletto ammerdato. Porticciolo schiavizzato da pochi potenti padroni e deriso da miliardi di iene ridenti.

Che esplodano, dunque, quei bidoni. E radano al suolo quel che resta di Giulio Cesare e dei suoi discendenti.

Poi ne riparleranno i superstiti. Se ce ne saranno.

… fra me e me. Nel silenzio assordante dei complici.

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