Sabato 5 luglio 2014 – S. Antonio M.Z. – Redazione SUD, Area industriale Porto Gioia Tauro

Non è storia solo di questi giorni. Sono anni, decenni, che i conduttori tv guadagnano cifre spropositate per presentare i loro programmi. Soldoni che vanno a finire sui loro conti correnti – a volte esteri – e che sembra non bastino mai. Una prima serata nelle reti ammiraglie può costare alle aziende centinaia di migliaia di euro solo per il presentatore. Se, poi, aggiungiamo le spese per tutto il resto, cast, redazione, produzione, mezzi e strumenti, la cifra tocca i sei zeri. A puntata. Mentre l’Italia s’impicca.

Ora, che le aziende creino mercato, è normale. Che lo debbano fare al rialzo per le pretese di certe categorie, normale non è.

Abbiamo trascorso la nostra infanzia e la nostra gioventù, noi cinquantenni, in compagnia di grandi professionisti della comunicazione. Tutti normodotati e normopagati. Ricordo Ave Ninchi che presentava il primo programma di cucina (da lei abbiamo imparato che le uova della frittata si battono poco con la forchetta, altrimenti la frittata si rompe) e che, anziana e malata, si ritirò a Trieste per godere delle cure della famiglia. Non ricca. Ricordo Bice Valori e Paolo Panelli, attori di grana fina, che hanno divertito gli italiani per anni, assieme ad Aldo Fabrizi, Alberto Lupo, Paolo Poli e mille altre luminosissime stelle del nostro firmamento artistico e che, tutti insieme, hanno vissuto con discrezione la loro stessa fama.

E ricordo i moderatori delle tribune politiche, signori eleganti come Jader Jacobelli, che non pretendevano i miliardi per svolgere con passione e dedizione il proprio lavoro.

I pomeriggi dei ragazzi passavano in compagnia di Febo Conti. Che non ha appartamenti a Manhattan.

Poi, il boom. Nacque la tv commerciale e anche la possibilità di scegliere. I signori della tv poterono scegliere l’azienda per cui lavorare, continuando ad essere Signori.

Ma la legge di natura è spietata, e, così, mano mano che gli anziani partivano, i rampantissimi giovani arrivavano. Con la bella arroganza giovanile, ma, ahimè, questa volta, ignorante e avida.

E nei contratti non contavano più la cultura e la professionalità dell’artista, ma “quanto buca, quanto ci porta”.

E fu il disastro.

Si alzarono toni e volumi, i conduttori cominciarono a urlare, offendere, pretendere, a volte imprecare. Anche i preti persero il controllo. E le gonne delle false soubrette si accorciarono fino a sorpassare, in alto, l’elastico delle mutande, che, peraltro, erano scomparse.

Erano anni di rivoluzione del costume, anni in cui, comunque, “girava il soldo”. L’Italia era una sorta di Eldorado per tutti. Gli albanesi ci guardavano con le parabole e ci sognavano. Anche i marocchini. E i tunisini. Il figlio di Gheddafi venne a giocare a calcio da noi. I re senza trono vivevano a Roma e magnavano bucatini all’amatraciana. Anche quelli mussulmani.

I cachet in tv erano alti anche per le minchiemorte che facevano parte del “pacchetto artisti” che certi agenti imponevano alle aziende: vuoi la stella di punta? Devi prendere anche queste mezzeseghe che mi ritrovo in agenzia.

Tutto era ingoiato e digerito da tutti. Era un sistema. Orrido, ma quello era.

Oggi, no.

La gente si incazza. Non è possibile portare a casa milioni di euro stando seduti dietro ad un bancone con lo sfondo colorato da due o duecento fari. Non è accettabile che una ragazzina semistonata incassi centinaia di migliaia di euro “gigioneggiando” in playback e col microfono spento in mano. E non è concepibile che per presentare un piatto di pesce lesso e due cape di broccolo a vapore, ci si porti a casa il corrispettivo di duecento anni di salario di un operaio.

Oggi, è eccessivo.

La gente lo sa e si disinnamora. E le percentuali di share si abbassano.

Ricordo gli anni in cui ero autore di Forum, su Canale5 e Rete4. Con la mia amica Rita Dalla Chiesa, al mattino, nel suo camerino, rimanevamo male quando “scendevamo” sotto al 31%. Oggi fanno il 13 e brindano. Mah!

Da 12 giorni, i 20 ragazzi 20 di SUD trasmettono, a rimborso spese, sul canale 656 del dtt (Basilicata del sud, Calabria e Sicilia orientale). Hanno presentato, in esclusiva e per oltre 30 ore in diretta, l’arrivo, le attività e la partenza delle navi cariche di armi chimiche siriane al porto di Gioia Tauro. Sono riusciti a tenere ai cancelli della redazione tutte le grandi tv, che chiedevano immagini per i loro tg.

E sono un gruppo di 20 ragazzi 20. A rimborso spese. E fanno tv. E trasmettono ben 17 Format nuovi. E rivoluzionari. E non parlano di ndujia, tarantelle e   peperoncino. Ma di Arte, Cultura, Informazione. E fanno anche un tg di stranieri per stranieri. In barba ai contratti milionari di cui si ciancia…

Dunque, mi chiedo: Si può fare una televisione onesta e con poco?

Fra me e me. Guardando la tv. SUD

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