Sabato 27 settembre 2014 – San Vincenzo de’ Paoli – a casa, a Taurianova

Auguri, caro Diario!

Buon compleanno, amato Libro, e grazie per tutte le soddisfazioni che mi hai regalato e mi regali ancora. Migliaia di copie vendute e migliaia di persone che mi hanno contattato dopo averTi letto. Ben 53 presentazioni in tutta Italia e all’Estero, da Roma a Milano, Firenze, Palermo, Torino, Catania, Ferrara, Bologna, Bari, Catania, Napoli, Avellino, Reggio Calabria, Cosenza, fino a Berlino e ancora…

Una sorta di galoppata con Te in mano, per farTi conoscere ed avere l’opportunità di presentare una vita vissuta. Fin dentro le carni.

A Te ho confidato i sorrisi, le lacrime e l’urlo di dolore. A Te, gli amori, i vizi e gli stravizi. Hai pagine scritte col sangue in bocca. Altre, con la coda dell’arcobaleno.

A Te ho confessato i peccati e affidato l’anima mia. Solo a Te.

Tu sei testimone vivente del grande amore per la Famiglia, per D*o e per il mio Paese. Agli amici, i veri amici, ho dedicato pagine scritte col cuore. Ma ai nemici non ho disdegnato qualche stilettata.

Se penso a quando Massimiliano Dona, che Ti adorò da subito, mi consigliò di presentarTi a Minerva Edizioni per sperare nella pubblicazione, e a quando Roberto Mugavero, l’editore, mi chiamò al telefono (peraltro, Te lo dico adesso, ero a letto con l’ultimo fidanzato nudo a fianco), i brividi mi corrono lungo la schiena.

Fino ad allora, e da un anno, ero un autore televisivo disoccupato, dopo il vaffanculo a caratteri cubitali che avevo consegnato alla produzione di Forum (a tal proposito, Te lo confido, amico Diario, sono proprio contento del crollo degli ascolti: ai miei tempi, e posso dirlo senza tema di smentita, avendo in mano centinaia di curve degli ascolti a conferma, portavo a casa un buon 31 – 32 % di audience. Oggi ramazzano a bordo strada miseri 12 13 mm di pioggerella scaduta. Sic!).

Poi, decisi di farTi vedere la luce. E, con Te, raccontai e racconto trent’anni di vita. E di omosessualità. Composta e anche no. Come dici Tu, quando si parla bisogna essere onesti, per cui il pane è pane, il cazzo è cazzo. E la cosa meravigliosa è che, con noi, nessuno mai si sia scandalizzato. Perché siamo onesti, dici? Sicuramente è così! Ma, soprattutto, ironici ed autoironici.

Ti adoro, caro Diario di una vecchia checca.

Perché hai aperto gli occhi a tanta gente.

Hai insegnato, per esempio, che molta omosessualità è macinata dentro ai calzoni di quelli che Tu ed io chiamiamo gli Eterofroci. Quelle schiere di uomini che, mano nella mano con belle fighe, poi vengono a scampanellare a casa nostra. A volte ci amano, spesso vogliono solo essere sbattuti su un letto e presi come regine di bordello. Eh, sì! Anche questo compito Ti  e ci è toccato. Alzare il velo sulla “pietosa bugia sociale”. Su quei maschi da esterno, un po’ come le maschere apotropaiche che dovrebbero spaventare il maligno, con le loro corna e la lingua penzoloni, ma che, invece, non fanno tremare manco le ali alle mosche. Ecco, le pagine più polpose sono proprio dedicate a loro. Quanti di loro siano stati miei amanti, lo sai solo Tu, loro ed io. E qualche migliaio di lettori. Attori famosi, preti, medici, avvocati, playboy da discoteca… Tutti a casa nostra, mia e Tua, a farsi accarezzare la nuca e sostenere la colonna vertebrale. Lo strumento non credo sia necessario dichiararlo.

Ecco, cosa sei Tu: un libro sfrontato. Sfacciato. Senza ritegni. Proprio come me.

Ed ecco perché, a due anni di età, invece di portarTi all’asilo, Ti porterò nelle Università. Perché se proprio devono decidere, i giovani, di conoscere il volto onesto dell’omosessualità, è giusto che conoscano Te. E chissà che magari qualcuno di quei professori che incontreremo non lo conosciamo già…

Dunque, Buonissimo Compleanno, Diario di una vecchia checca! A Te, a me e a tutti quegli amori e quegli amanti che nelle Tue pagine hanno trovato altra vita. Anche a coloro i quali se ne vergognano e la travestono di barba in faccia e figa in tasca.

Fra me e Te, che sei me.

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