La sgangherata sinistra calabrese. Renzimatà conquista Reggio. Ma…
Lunedì 27 ottobre 2014 – San Fiorenzo – Primo Compleanno del mio pronipotino Gabriele – Redazione di SUD, Area industriale porto Gioia Tauro
Bello, bono, magari anche bravo. Chissà…
Sicuramente sostenuto da questo e quello, anche dalla sinistra Sinistra e, sotto sotto, dalla sinistra Destra. Il giovane sindaco col volto da Velino ha raccolto a piene mani. Che dire? Chapeau! Era, probabilmente, quello che tutti aspettavamo. Una novità, finalmente. Il PD l’ha trovata. FI, no!
E sì, perché il suo diretto avversario arrivava dal Passato, tanto passato che sembrava Trapassato. E trapassato lo è stato: dalle frecce dei cecchini di casa sua. Lo hanno scelto, sistemato al centro del poligono, centrato al millesimo di millimetro e, all’apertura dei seggi, impallinato. Pazienza. L’ho sempre detto che era l’uomo sbagliato al posto e, soprattutto, al tempo sbagliato.
Anche se, comunque, non sono stati solo i killer di partito a farlo fuori…
La gente vuole i giovani. La gente vuole il Nuovo. Non ne può più dei tirannosauri da tronetto. Il Popolo rivuole il Palazzo. Chiede considerazione e amicizia. Pretende di dare del Tu alle istituzioni. Schiaffeggia gli irritanti arroganti appoltronati non votandoli più. Non risponde nemmeno più alle sollecitazioni delle mafie. Le sbertuccia sui social. La mafia sta perdendo terreno e consenso grazie ai feisbuc, ai tuitter, agli instagram…
E le prime tiratrici sono le donne. A seguire, i ragazzi. Poi, i quarantenni, anche maschi. Unici assenti, e meno male, proprio loro: i dinosauri.
Per questo perdono!
Sono fuori da tutto. Fuori dal mondo nuovo che non conoscono: si intrecciano coi cavi del computer, si azzoppano con le connessioni, sudano con le App degli smart, dei tablet, del Mac…
Smadonnano, se non hanno il cellularino coi numeri grossi, ma si fanno regalare l’iphone ultimo uscito. Che usano a spruzzi e sprazzi. Perché gli partono le chiamate. Anche quelle non volute.
Sono penosi. Capolista, ma penosi. Il Popolo se ne accorge e non li vota.
Ultimo dino da congelare, il candidatone alla regione Calabria. Se il cucciolo Falcomatà, a Reggio Calabria, rappresenta il Nuovo, il suo collega in corsa per il trono di Governatore, il tetragono Mario Oliverio, è l’ultimo frutto dell’albero più vecchio dei rossi calabresi. Con una canizza intorno, che D*o ce ne scansi. Partitelli e partitucci che fischiettano la solita partitura. Roba vecchia, in aperto contrasto col canto da sirena virtuale intonato dai sostenitori del giovane sindaco di Reggio Calabria.
E, dunque, qual’è il vero volto del Pd calabrese? Quello filorenziano e scanzonato da poco approdato sul chilometrico lungomare della Città dello Stretto, oppure quello ombroso e minaccioso filobersaniano e montanaro del candidatone alla poltrona più larga della Regione?
Che paura, se il partito bissasse le bandiere al vento dello spoglio.
Per loro. Non per noi.
I cazzi amari sarebbero tutti del partito spaccato per antonomasia. Di quel Pd erede di mille padri. Perché, di colpo, Leopolda e San Giovanni si troverebbero a bollire nello stesso pentolone.
E, allora, nel dubbio, meglio cambiare rotta. E scegliere, anche per la Regione, la Novità.
Stamane, uscendo da casa, sono stato avvicinato da un ex esponente del vecchio PCI paesano “Io voto la Wanda Ferro!”, mi ha detto. Ed ha aggiunto “La vera rossa fra tanti impalliditi!”
E se lo dice chi, quand’ero ragazzino, mi spaventava alla villa comunale gridando “Svuoteremo le chiese per farne fienili!”…
Fra me e me, confusamente calabrese.