La Lorenzin e la visita sgradita in Calabria.
Domenica 9 novembre 2014 – Senza santi in Paradiso – Taurianova, Piana di Gioia Tauro
Senza vergogna, signora Lorenzin!
E senza rispetto nei confronti di migliaia di famiglie calabresi che piangono, ancora oggi, i loro cari MORTI negli ospedali abbandonati dal ministero della salute diretto proprio da lei, “la biondina” in sgradita visita elettorale.
A cosa dobbiamo questa visita? Come mai, proprio in queste settimane di campagna elettorale? Non mi sembra di averla già vista passeggiare da queste parti…
Non è venuta quando ha ordinato di chiudere decine di reparti per “pareggiare” i conti della sanità calabrese “amica di partito”.
Non l’abbiamo vista nemmeno quando le navi piene di armi chimiche siriane sono arrivate al porto di Gioia Tauro per il pericolosissimo trasbordo.
Mai incontrata, poi, quando abbiamo accompagnato i nostri cari agli inutili ricoveri, subito trasformati in dimissioni e partenze speranzose per il nord.
Arriva, invece, oggi, sottobraccio al candidato del suo partito alla presidenza della Regione Calabria.
Visita i reparti e conciona. E promette anche. Come avrebbe fatto il peggior ministro della prima repubblica, se la seconda è mai esistita.
Fin dove posso spingermi, per evitare di incontrarla in tribunale?
Perché le vorrei riportare lo stato d’animo di chi, come me, negli ospedali (ora chiusi) di questa regione ci ha perso parte della propria famiglia. Vorrei farle sentire l’ansia nel petto di chi accompagna il marito, la moglie o uno dei figli in ambulanza in altre regioni. In altri Stati.
Avrei voluto, lo confesso, che le fosse venuto un colpo al petto, di quelli che fanno paura, e che, però, le avessero fatto provare il brivido del ricovero in corsia, senza lenzuola, coperta di maleducazione e incompetenza. O, magari, con un raro bravo medico disponibile, ma senza strumenti, senza macchinari, senza siringhe e medicinali.
Mi sarebbe piaciuto leggerle il terrore negli occhi e intuire quello che avrebbe voluto dire, senza averne il fiato, smorzato dall’angoscia di morire.
Invece, lei, signora ministrina, non ha avuto bisogno di alcuna cura, è venuta, coccolata e protetta, a sostegno. Inutile sostegno a quel candidato già spacciato, come un malato al pronto soccorso. Inutilissimo, signora, perché i calabresi che ancora non sono morti, non sono, comunque, cretini. Hanno, abbiamo imparato la lezione.
Ai contaballe, ai mafiosi, ai massoni, ai ministrini non crediamo più. Non ce ne vogliano, ma li caghiamo zero! Da queste parti, la musica è cambiata. E le Lorenzin non incantano più. Meglio sarebbe stato se avesse fatto risparmiare all’Italia sia il volo che il costo dello spostamento suo e della scorta. Meglio avrebbe fatto a restare a Roma e impiegare il tempo a rassegnare le dimissioni da un incarico che non merita.
Qui, in Calabria, ha fatto una delle figuracce che non dimenticherà tanto presto. E, se anche riuscisse a farlo, deve mettere in conto che, partendo, ha portato con sé migliaia di maledizioni e malauguri che difficilmente riuscirà a scrollarsi di dosso.
Le anime a lutto delle famiglie calabresi le hanno augurato di provare, quantomeno, le stesse mortificazioni, privazioni e dolori che hanno tartassato e tartassano il loro petto e le viscere dei loro figli. E, se le macumbe africane possono essere cancellate, le preghiere tristi dei sofferenti necessitano di risposte. E di pareggi karmici.
Che brutto viaggio, signora. Io, al posto suo, chiederei scusa. Magari salva l’anima, visto che la faccia l’ha lasciata sulla porta di un ospedale chiuso. Faccia lei, comunque (e scusi il gioco di parole)!
Fra me e me. In memoria di mio Padre, dei miei zii, dei miei amici, della mia gente che non c’è più.