Venerdì 21 novembre 2014 – Presentazione Beata Vergine Maria – A Taurianova

E’ da quando la televisione si è accorta della sua scomparsa che Elena Ceste è morta. Fatta a pezzi, sezionata, frammentata, tritata. L’hanno passata ai raggi, ai contrasti, dentro il tubo della TAC. L’hanno appesa, crocifissa, bruciata come una strega.

Offesa come moglie, donna, mamma, cittadina.

Le hanno devastato i figli. Sventrato la madre. Umiliato il babbo. Condannato il marito. Affibbiato amanti su amanti.

Ci hanno fatto ingoiare ore e ore di finti messaggi, presunte ciattate, doppiaggi di fantomatiche telefonate.

Sappiamo tutto delle brume dell’astigiano, dell’umidità di quell’aria, delle abitudini di interi villaggi.

Le sagrestie non hanno segreti per noi, poveri telespettatori e lettori di quotidiani e settimanali: ne conosciamo piantine e plastici.

I citofoni li riconosceremmo a occhi chiusi. Da quello di casa Ceste e marito, a quello della bella Roberta Ragusa, moglie del signore toscano dell’autoscuola, fino a quello di zio Misseri…

Tg, Speciali Tg, Prime e Seconde e anche Terze Serate da rete ammiraglia e anche retina di paese: tutti impastati di corna, cadaveri, amanti, bagordi, e parenti straziati.

Conduttori e conduttrici con lacrima inclusa, facciazza di circostanza, voce rotta dall’emozione o dal godimento da scoop.

Uno schifo tutto italiano.

E di questa merda stiamo lordando tutto lo Stivale.

E’ di pochi giorni fa l’ultima vergogna. Sulla maledetta fettuccia che collega la costa tirrenica ai paesi dello Jonio reggino, poco distante da dove lo scorso anno morì la bellissima Paola, mia compagna di banco per tutti gli anni del liceo a Palmi, perdono la vita sei persone. Uno dei giornali regionali titola, in maniera vergognosa, più o meno così: … Muoiono due ‘ndranghetisti…

In realtà, sono morte sei persone. Perché la morte, a mio parere, estingue le colpe, laddove ce ne siano.

Ma in un’Italia in cui stronzetti appena sporchi di aria di redazione non vedono l’ora di correre, mela e yogurt in borsa, sul “luogo del delitto” con la precisa intenzione di fotografare morto, killer e arma e non solo, cosa puoi pretendere? Fosse per loro, interrogherebbero anche il trapassato, oltre che la madre addolorata e il padre attonito.

Spulciano registri d’anagrafe e libri dei battesimi alla ricerca di parenti, affini e padrini. Inquadrano muri, pali della luce, siepi e frenate sull’asfalto.

Cretini che più cretini non si può, si fanno prendere per il culo dai millantatori.

Non verificano una mazza. Vanno a fuoco subito: vedono il sorpasso dell’audience in ogni pelo di…

Bah, lascio perdere prima di superare il limite della decenza. Quel limite fin troppo superato da televisioni e giornali scadenti e beceri.

Già ci vuole un pelo da Yeti sullo stomaco per passare sopra al cadavere di un uomo o di una donna. Ma ci vuole una catasta di merda nel cuore per dimenticare che quelle povere vittime lasciano dei figli che dovranno ricostruirsi sogni e progetti. Un avvenire.

Io, in realtà e fortunatamente, guardo la mia Tv, SUD, che di queste sconcezze non ne trasmette.

Ma, in ogni caso, leggerei un buon libro, o ascolterei un Requiem in suffragio.

Fra me e me. Amare considerazioni notturne, per non pensare a quel sindaco che, sottomesso agli immigrati che gli impongono come amministrare, mi considera razzista perché difendo gli Italiani come me e, soprattutto, la mia e la sua Patria…

Sarà che per tenerseli nel suo comune riceve qualche Vagonata di bei soldìni?

 

 

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