Sabato 10 gennaio 2015 – Senza Santi in Paradiso – In una Città occidentale, in attesa di andare in Chiesa a pregare per i Veri Martiri.

Sono arrivati! Attaccano, ammazzano, minacciano, deridono. Sono islamici e terroristi. Gridano Allah è grande e sparano. E non chiamateli martiri: sono solo dei maledetti assassini! L’Occidente cade e muore sotto i colpi dei loro bastardi kalashnikov. Non c’è spazio per la comprensione, né voglia di concederla. Sono quello e non altro! Assassini! E quello che si sente, si legge e si vede sui media italiani, quelli di Sinistra chiaramente, è vergognoso! Un continuo negare, annacquare, smorzare, difendere, giustificare. Una schifezza unica!

Dalle cime delle istituzioni ai politicanti da strapazzo, dai cattedratici ai comici, dai giornalisti ai conduttori televisivi, tutta una ciurma di ipocritissimi giuda di casa nostra. Pronti a farci sgozzare, pur di difendere le bugie cavalcate per anni. Dichiarano amicizia, amore e fraternità ai terroristi e ai loro familiari, alla loro gente, seppellendo, di fatto, le nostre Radici, le nostre Famiglie, i nostri Eroi, il nostro Grande D*o Padre Figlio e Santo Spirito, la nostra Storia. Si riempiono la bocca di solidarietà, integrazione, fratellanza (parole ormai svuotate di significato proprio dagli stessi invasori che abbiamo salvato dalle onde, dalla fame, dalle malattie, dai tiranni, e che sognano solamente di svuotarci delle nostre vite e impagliarci come beccacce), ma sono pronti a lapidare la Chiesa di Roma e la nostra tradizione e Fede Cristiana.

No, non ci sto. Né io, né milioni di persone che, come me, pretendono di restare padroni della propria esistenza e del proprio futuro. Oltre che della propria Fede. Certa ciurmaglia mediatica non ci rappresenta e non rappresenta l’intero Occidente, stanco, ormai, del buonismo scambiato per bontà di questi traditori della nostra Storia.

Mi chiedo come facciano, questi sinistri di Sinistra a odiare così tanto la propria terra, la propria gente, la propria storia, il proprio futuro. Dove trovino il coraggio, la forza, di negare la realtà. Di ammazzare la verità. C’è chi mi ha detto, in queste ore nefaste, che i musulmani terroristi assassini, che hanno seminato morte e desolazione in tutta Parigi e in tutto l’Occidente, non fossero neanche musulmani, ma francesi. C’è chi mi ha messo sotto al naso la foto del documento di uno di questi maiali per farmi vedere che c’era scritto Republique Française. Bastardo! Gli ho detto. E l’ho cancellato dall’elenco degli amici. Come ha potuto pensare di prendermi per il culo? Certo che i tre assassini fossero francesi, ma solo per il caso (s)fortuito che siano nati in Francia, la meravigliosa laicissima Francia. Il loro DNA ha scritto nonfedele in ogni gene.

Queste sono le ore in cui si deve scegliere: o dentro o fuori! Gli amici siano fratelli. Perché io, di un amico, mi devo fidare. Devo poter contare su di lui. Se la bandiera è diversa, o addirittura nemica, non c’è famiglia. Dunque, addio!

Charlie Hebdo, l’ipermarché ebreo, le duemila anime stroncate da Boko Haram in Nigeria, le centinaia di migliaia di martiri massacrati in Occidente come in Siria e in Iraq, gridano vendetta! E l’Occidente glielo deve! Perché è qui, nelle case intellettualchic, che l’islam si ingrassa e trova la forza di armarsi e ammazzare. Il coraggio di invadere e annientare.

Dante Alighieri lo aveva capito già ben 700 anni fa. Commedia, Inferno, canto XXVIII

Già veggia, per mezzul perdere o lulla, 

com’io vidi un, così non si pertugia, 

rotto dal mento infin dove si trulla.                                 

 

Tra le gambe pendevan le minugia; 

la corata pareva e ’l tristo sacco 

che merda fa di quel che si trangugia.                         

 

Mentre che tutto in lui veder m’attacco, 

guardommi, e con le man s’aperse il petto, 

dicendo: «Or vedi com’io mi dilacco!                            

 

vedi come storpiato è Maometto! 

Dinanzi a me sen va piangendo Alì, 

fesso nel volto dal mento al ciuffetto.                            

 

E tutti li altri che tu vedi qui, 

seminator di scandalo e di scisma 

fuor vivi, e però son fessi così.                                       

 

Un diavolo è qua dietro che n’accisma 

sì crudelmente, al taglio de la spada 

rimettendo ciascun di questa risma,                            

 

quand’avem volta la dolente strada; 

però che le ferite son richiuse 

prima ch’altri dinanzi li rivada.                                        

 

Ma tu chi se’ che ’n su lo scoglio muse, 

forse per indugiar d’ire a la pena 

ch’è giudicata in su le tue accuse?».                           

 

«Né morte ’l giunse ancor, né colpa ’l mena», 

rispuose ’l mio maestro «a tormentarlo; 

ma per dar lui esperienza piena,                                   

 

a me, che morto son, convien menarlo 

per lo ’nferno qua giù di giro in giro; 

e quest’è ver così com’io ti parlo».                                

 

Più fuor di cento che, quando l’udiro, 

s’arrestaron nel fosso a riguardarmi 

per maraviglia obliando il martiro.                                 

 

«Or dì a fra Dolcin dunque che s’armi, 

tu che forse vedra’ il sole in breve, 

s’ello non vuol qui tosto seguitarmi,                             

 

sì di vivanda, che stretta di neve 

non rechi la vittoria al Noarese, 

ch’altrimenti acquistar non sarìa leve».                       

 

Poi che l’un piè per girsene sospese, 

Maometto mi disse esta parola; 

indi a partirsi in terra lo distese.       

 

Senza aggiungere altro. In attesa di decisioni precise, forti e coraggiose dei Governi Europei.

Resto fra me e me… 

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