Domenica 31 maggio 2015 – Senza santi in paradiso – a casa, a Taurianova

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Puttana, puttana, puttana la maestra… Recitava una canzone di qualche anno fa…

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Quanto aveva ragione, Tricarico. Certe cattive maestre (ed io me le ricordo) andrebbero condannate ad una pena esemplare, tipo 120 130 anni di galera in isolamento con acqua tre volte a settimana e pane alle feste.

Ai miei tempi, usavano la bacchetta sui dorsi delle mani di bambini e bambine terrorizzati. Oppure usavano l’arma sottile dell’ultimo banco. O le orecchie d’asino. Mortificazioni che quelle “puttane” dovrebbero scontare all’inferno. Chissà quanti bambini non abbiano pagato quelle umiliazioni con una vita disordinata, spaventata, monca. Me lo sono chiesto spesso e non sono mai riuscito a trovare risposta.

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La mia maestra era una donna molto dolce, ma dalle altre aule arrivavano notizie drammatiche. Si diceva, per esempio, che un maestro prendesse a vergate d’ulivo sui polpacci gli scolari più movimentati, e, ai tempi, movimentato era quello che girava semplicemente lo sguardo incuriosito. Chissà se quel cattivo maestro sconterà pena… Io credo di no. E credo che ci sia una sorta di passaggio di testimone, se quello che accade oggi nelle classi è esattamente lo stesso che accadeva 40 anni fa.

L’ultima cronaca arriva da Andria: le immagini della Polizia di Stato parlano chiaramente. Non c’è possibilità di sfuggire alle accuse. La maestra violenta è stata arrestata qualche giorno fa. Spero che non finisca comodamente agli arresti domiciliari, e che, in galera, incontri qualcuno che la prenda a schiaffi e la offenda costantemente. Mi auguro che le altre detenute, sicuramente meno orrende, facciano giustizia prima della giustizia. Perché, a volte, la giustizia è poco giusta.

Offendere un bambino è, come ho detto più volte, esattamente come ucciderlo. Da quelle offese, da quella violenza, non ne uscirà più.

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Se penso a me, fortunato dall’infanzia fortunata, ricordo un solo episodio che ha generato un odio verso una parente che ancora non trova fine. Correvo sorridente verso di lei, curva su una vasca di latta a fare il bucato, e quando arrivai vicino per salutarla, mi mandò a fare in culo assieme a mia madre, che, peraltro, non era lì e non c’entrava nulla… Mi chiesi, bambino, il perché di tanta violenza. Ancora oggi, quando recito il rosario, se quella donna inutilmente violenta mi viene in mente fra i defunti, la cancello. Pagherò pegno a Dio.

Non si scandalizzano, i bambini. E non si violentano.

Fra me e me, Puttana la maestra!

 

 

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