Mercoledì 27 maggio 2015 – Sant’Agostino – Redazione SUD, can 656 d.t. – Area industriale Porto di Gioia Tauro

preti-gay

Tonache e omosessuali. Tonache. Omosessuali. Tonache omosessuali. Una sorta di corsa all’acchiappo. Chi rincorre chi, lo sapremo solo vivendo. Sono millenni che la Chiesa e la pratica omosessuale si intrecciano e si respingono. Un braccio di ferro ipocrita e patetico che, nel terzo millennio dell’era cristiana, comincia a scocciare. Ma, forse, a dare i suoi frutti migliori.

Se volgo lo sguardo attorno alla mia piccolissima persona, colgo la richiesta di complicità muta di decine di sacerdoti consacrati per forza. Ad una visione più attenta, invece, non sfuggono i froci fatti preti per furbizia: coloro i quali hanno pensato di nascondere sotto la tonaca (magari alla famiglia e agli amici) il desiderio dell’altro. Ma quel desiderio è fatto di vapore, a lungo andare “schiuma”, erutta, schizza (tanto per restare in tema) come il soffio del geyser.

Ecco, sì: l’immagine è appropriata. Molto spesso, fra una benedizione e un’omelia, si ha come l’impressione che sugli altari, anche durante le celebrazioni più sentite, la ricchionaggine di preti, vescovi, cardinali e papi esploda come un soffio d’inferno che provenga dalle viscere della Terra e accentri su di sé l’attenzione del popolo altrettanto fariseo.

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Lo sanno tutti i parrocchiani e tutte le beghine che quel prete “è un po’ così..”, ma tutti e tutte fanno finta che “quel così…” sia una sorta di elegante timidezza coperta dai ricami delle casule. E dal pastore difettoso vanno pure a confessarsi. A raccontare le proprie colpe, i propri errori a quel sacco di bugie, al quale, però, si perdona tutto sull’altare e si rimprovera tutto nel mormorio domestico del pettegolezzo. Eppure, quando si comincia a parlare di “apertura verso i ghei”, apriti cielo! Finirebbe il passatempo del gossip e anche il “quieto vivere” nel quale si equilibrano il silenzio sul prete e quello sui peccati del resto del popolo di Dio. Se comprendiamo e perdoniamo il pastore, le pecore stesse sono chiamate a confessare pubblicamente i propri vizi, molto più numerosi delle virtù…

E, così, la Chiesa di Roma, tomba di ogni verità, truccata come una vecchia meretrice, ornata di nefandezze inconfessabili, calzata di peccati imperdonabili, cibata di ipocrisie sataniche, tuona ad ogni piè sospinto contro gli omosessuali.

E io ci metterei un freno! Eccome!

Molti di noi omosessuali viviamo sforzandoci di seguire gli insegnamenti del Cristo. Come fanno molti eterosessuali. Come fanno molti asessuali. Insomma, come molti. Molti, ma non tutti. Teniamo ben presenti i comandamenti, le regole e i dogmi. Alcuni, li ingoiamo per Fede. Su altri, ci ragioniamo. Altri ancora li accettiamo col sorriso compassionevole sulle labbra. Compassione verso i medievalismi di certi dottori della chiesa, di certi mistici un po’ esaltati. Ma, se la preghiera è bella, la recitiamo perdonando i cilici inutilmente indossati.

Cilicio

Non perdoniamo, e non lo faccio nemmeno io, le mitre dalla lingua biforcuta. Quelle sciarpe paonazze strette a pance stragonfie di carne di porco che offendono chi muore di fame anelando l’amore di Gesù. I cardinaloni che sciamano come processionarie affamate di ori e potere per i larghi e affrescati corridoi della cosiddetta santa sede. Sede, sì, ma santa direi proprio di no, se anche un papa filoproletario come il gesuita Bergoglio, preferisce la più sobria sede dedicata a santa Marta.

Parlano e straparlano, i vescovi e gli arci, e dicono cose senza senso, senza alcun collegamento con la realtà. Condannano l’amore, ma trombano come macachi e accumulano scandali quanto elemosine. Frustano i loro soldati e tutti i cristiani, ma non rinunciano a nessun privilegio. Qualunque esso sia. Fosse anche la fortuna di godere di un pasto completo a pranzo e cena.

Per dirla tutta: anche io, come molti italiani, non riteniamo che il matrimonio fra persone dello stesso sesso sia necessità primaria per il nostro Paese, in questo momento. Ma la tutela dei diritti della coppia, sì. Perché, al di là del significato delle parole, due persone che stanno insieme e condividono lo stesso tetto, le gioie e, soprattutto, le difficoltà e i dolori, devono essere garantite nei propri diritti. Sia in coppia che singolarmente. Poi, sul resto ne parliamo.

Ma nessun umano può permettersi di offendere i sentimenti. Nessun cardinale cretino può sentenziare su ciò che è ordine e ciò che è disordine morale, quando egli stesso è simbolo incarnato di uno fra i più grandi contenitori di depravati e immorali.

Monseñor_Pietro_Parolin,_2012

Credere in Dio e amare la Sua Santa Sposa e Madre non significa doversi necessariamente inginocchiare davanti al primo scostumato consacrato. Provveda, la Chiesa, a cacciare a pedate tutti i debosciati. Poi ne riparliamo, signor Parolin.

Fra me e me. Fedele al battesimo, serenamente abbandonato alla Misericordia di Dio.

 

 

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