Mercoledì 3 giugno 2015 – San Giovanni XXIII – Redazione SUD, canale 656 dt

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Non se l’aspettava!

Una bastonata politica così potente sui denti non pensava proprio di prenderla, il governatore dimezzato, tanto per citare il sommo Calvino (nessun riferimento, invece, alle mancate chiome calabre). Anzi, era Arciconvinto di fare strike in lungo e in largo per tutta la penisola calabrese, con buona pace dell’inconsistente opposizione.

Ora, fermo restando che l’opposizione sia, comunque, inconsistente, il raid elettorale del lupo della Sila non ha ottenuto il risultato sperato. Né vittime, né prigionieri. A parte qualche sparuto manipolo di neostalinisti nostalgici della falce incrociata al martello, altri grandi raccolti non se ne sono registrati a est della democrazia cristiana di Renzi & fratelli.

Pochi i Comuni che hanno consegnato il “panàro” pieno allo sceicco rosso. I più importanti, come Vibo Valentia, colto al primo passaggio da Elio Costa, Villa San Giovanni andato subito ad Antonio Messina, Gioia Tauro, dove Giuseppe Pedà arriva al ballottaggio con un “pacco” di voti abbastanza voluminoso, Lamezia Terme, che spera nella vittoria di Paolo Marasco, sono il segnale che l’era rosso relativo di Mario Oliverio è già rosa pallido, quasi esangue.

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Il popolo unico calabrese, figlio di mille Calabrie, ha capito che questo lumacamento della Regione è l’unico risultato che il neoeletto presidente sia riuscito a quagliare. Altro, non ce n’è.

Giuntine, nominine, incarichini, aiutini sforforati sulle giacche di grigi e poco credibili cronistini: tutto piccino, tranne il culto di sé. Quello è elefantiaco! E non solo per il presidente. Ognuno dei suoi fedelissimi gonfia il petto tanto da far partire come missili anche i bottoni della camicia. I più giovani spalmano gel sulle folte chiome, come a pareggiare le assenze della punta della piramide. I più cresciutelli gongolano dentro alla comoda divisa da satrapo per ogni stagione. Hanno attraversato il Rubicone dei partiti più rapidamente della spoletta del telaio, da destra a sinistra, da sinistra a destra. Senza ferite. Senza rossori.

Ma la gente semplice, i “normali”, noi, per dire, ci siamo rotti abbondantemente le scatole e cominciamo finalmente a prendere posizione. Intanto, contro. Poi, aggiusteremo il tiro. E capiremo dove andare e con chi.

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Eh, sì! La scelta è ancora confusa: sappiamo solo che quelli votati in autunno, in primavera sanno di rancido. E speriamo di poterli consegnare con l’umido prima del caldo estivo. Tutto sta nelle mani della Consulta. Se mozzerà le manine malandrine, festeggeremo e ripareremo il danno. Altrimenti avremo il tempo per imparare la lezione e non sbagliare più.

Intanto, ci godiamo questo clima attonito, come se avesse ricevuto una “scorciadicoddhu” (ceffone sulla nuca) inaspettata.

Fra me e me. Ringraziando la santa mano che l’ha tirata!

 

 

 

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